Mario Draghi è uscito allo scoperto, per stanare la Germania e salvare l’ euro dall’ implosione. L’ anticipo una settimana fa con l’ intervista a Le Monde (“l’ euro è irreversibile, la BCE è pronta ad agire senza tabù”) e dopo l’ ancor più forte affermazione (“faremo tutto il necessario per salvare l’ euro, e sarà sufficiente”) di giovedì scorso ad una conferenza a Londra. I mercati hanno interpretato il messaggio come il preannuncio di acquisti, diretti o indiretti, dei titoli di debito spagnoli e italiani per ridurre gli spread ed hanno festeggiato. Il giorno dopo, la solita Bundesbank – la stessa che Helmut Kohl mandò al diavolo perchè si opponeva all’ introduzione dell’ euro – esternalizza i suoi mal di pancia (“l’ acquisto di titoli di debito sovrano da parte della BCE è problematico”), costringendo Merkel e Hollande a fare una dichiarazione congiunta (“pronti a tutto per proteggere l’ euro”). Chiude il siparietto il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble con l’ intervista di oggi, nella quale nega che la BCE si stia preparando a massicci acquisti di Bonos.

Mentre le elite tedesche sono sempre più divise tra loro nel decidere quale sia la migliore strategia per risolvere la crisi dell’ Eurozona, la prossima settimana tutti incontreranno tutti per cercare un accordo: Draghi vedrà la Bundesbank e il preoccupatissimo ministro delle finanze americane, che andrà però prima a Canossa da Schäuble in vacanza; Monti passerà perfino in Finlandia, per stemperare gli animi degli ultra-falchi che chiedono sempre garanzie ad hoc sui contributi finanziari ai fondi salva-stato (che situazione ridicola e intollerabile questa, palese dimostrazione dell’ ingovernabilità dell’ Europa). Draghi si è esposto pesantemente, mettendosi spalle al muro, e dovrà giocoforza tirare fuori il famoso “bazooka” e monetizzare l’ eccesso di debito europeo, così come già effettuato dalle banche centrali di USA e UK. Oppure verrà licenziato e la moneta unica rimarrà un mero ricordo nei libri di storia.

La Banca Centrale Europea ha teoricamente ampi spazi di manovra per comperare obbligazioni pubbliche stampando soldi, considerato che ad oggi ne ha in portafoglio per un controvalore pari solo al 3% del PIL rispetto al 21% della Bank of England e al 17% della Federal Reserve. Anche aggiungendo i finanziamenti indiretti dei debiti pubblici, quelli tramite iniezione di liquidità per € 1.000 miliardi alle banche, la percentuale rimane comunque al di sotto di quella americana. Domande che vorremmo Draghi ponesse a Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, all’ incontro tra pochi giorni: come mai non c’è iperinflazione in Inghilterra, nonostante la monetizzazione di quasi un quarto del PIL nazionale? Le pare che distruggere moneta ed economie dell’ Eurozona sia preferibile rispetto alla situazione della Gran Bretagna, con inflazione al 4%-5% e tassi di interesse bassissimi sui titoli pubblici? Signor Weidmann, ha mai sentito parlare di “trappola della liquidità”?

I tedeschi hanno ragione su un fronte: far comperare le obbligazioni spagnole e italiane alla BCE non risolverà i problemi e le profonde fratture all’ interno dei paesi dell’ euro. Se così fosse, l’ Inghilterra non sarebbe in recessione e gli Stati Uniti non stenterebbero a ripartire. Finchè non avverrà una redistribuzione tra creditori e debitori e un diffuso aumento del potere di acquisto delle famiglie, la disoccupazione rimarrà elevata e la domanda aggregata subottimale, se non addirittura deflazione e depressione saranno il flagello del nostro futuro economico (l’ Eurozona avrebbe poi anche necessità di ribilanciare deficit e surplus commerciali interni, onde evitare nuove future crisi dell’ euro). Vi sono poi altri effetti indesiderati: qualora la BCE comperasse titoli in dosi massicce per far abbassare i tassi, quali altri compratori si fiderebbero di partecipare alle aste, soprattutto se sapessero i loro acquisti subordinati a quelli della Banca Centrale in caso di default parziale? C’ è il serio rischio che la BCE rimanga praticamente l’ unico acquirente, considerata la profonda incertezza che ancora circonda la risoluzione definitiva della crisi (basti solo ricordare a tal proposito la drammatica situazione della Grecia: chi le presterà denari a settembre, quando le casse saranno definitivamente vuote?). Il bazooka di Draghi è quindi – se glielo faranno estrarre – solo un Alka-Selzer per lenire un insopportabile mal di testa ma non è la cura medica necessaria per guarire ed ha pure spiacevoli effetti collaterali.

Che fare quindi per uscire da questa impasse del capitalismo surreale? Come precedentemente accennato, riteniamo necessaria una qualche forma di “reset contabile” tra creditori e debitori (default, remissione dei debiti, tassa patrimoniale, inflazione) e il rilancio della domanda aggregata a mezzo di massicci investimenti in progetti ad alta produttività. Una volta presa – nonostante il turarsi il naso di Germania e Finlandia – la decisione di stampare nuovi soldi, non sarebbe forse più intelligente distribuirli sotto forma di Piano Marshall come per esempio quello da noi già proposto?