Tutti concentrati a guardare il dito, quasi nessuno la luna. È pur vero che il dito sanguina, ma ormai sono quattro anni che cambiamo solo i cerotti invece di suturarlo e guarirlo. Nel frattempo perdiamo di vista la luna. Il G20 si è concluso il 19 giugno con il solito inutile communiquè, confermando così di essere sempre più G-Zero, e verrà probabilmente ricordato per lo “spicchio di luna” dei paesi emergenti, fieri del loro crescente peso all’ interno della comunità internazionale e pronti a contribuire soldi al FMI per salvare l’ Europa (sic). Trascorrono quattro giorni e la quadriga Monti-Hollande-Merkel-Rajoy si riunisce a Roma per preparare l’ appuntamento del Consiglio europeo tra una settimana “e salvare l’ euro” (Monti). Non ne esce la decisione sulla proposta italiana di limitare lo spread sui tassi d’ interesse tramite acquisti della BCE e/o del fondo ESM, subito bocciata dai tedeschi come tentativo di alleviare i dolori al dito senza curarlo per bene (le riforme). Viene invece anticipato un piano per la crescita da € 130 miliardi e l’ aspettativa  che all’ appuntamento del 28 giugno venga dato il via libera alla golden rule che permetterà di scorporare dal deficit gli investimenti pubblici per ricerca e innovazione. Sembra che Frau Merkel accetterà project bond,  aumento di capitale della BEI (Banca europea per gli Investimenti) e riorientamento del bilancio comunitario verso la crescita. Dal Summit ci si aspetta anche una «roadmap verso l’unione politica, economica e bancaria che porterà alla nascita degli eurobond nel medio-lungo periodo».

Nel frattempo, un gruppo di lavoro della UE creato su iniziativa tedesca sta preparando una proposta di disegno della futura unione politica: elezione diretta del Presidente della Commissione Europea, un parlamento europeo più vicino a quelli nazionali a cui affiancare una seconda Camera Federale, maggiori poteri al futuro Governo dell’ Unione. Il ministro delle finanze Schäuble ha dichiarato ieri in un’ intervista di prevedere nel vicino futuro un referendum per modificare la costituzione tedesca e cedere sovranità agli Stati Uniti d’ Europa. Il governo di Berlino sta già guardando alla luna (la terra promessa, secondo l’ Economist), consapevole della chiara dimensione politica della crisi, e sta preparando la popolazione tedesca al cambiamento. È palese il contrasto tra lo sguardo rivolto al cielo della Germania e quello ristretto al dito dei paesi in crisi preoccupati dall’urgenza del momento, mentre l’ azzardo morale rimane la vera grande questione, mascherata dall’ ipocrisia della politica. «Quale sarà, si chiedono i tedeschi, l’incentivo a negoziare una futura cessione di sovranità se i paesi ad alto spread riescono a strappare condizioni più facili oggi?» (Sole24ore). Purtroppo, la pazienza non è la prima virtù dei mercati finanziari e siamo dell’ opinione che “miseri” € 130 miliardi di investimenti per la crescita e una dichiarazione d’ intenti sull’ unione politico-fiscale non saranno sufficienti a risolvere le questioni rimaste aperte e quelle prossime a venire: debito non credibilmente ripagabile dalla Grecia, modalità di salvataggio delle banche spagnole, tassi d’ interesse proibitivi per Spagna e Italia, accelerazione di recessione e disoccupazione in quasi tutti i paesi dell’ Eurozona, mancanza di visibilità sulle vere intenzioni francesi per la riduzione del doppio deficit (bilancio pubblico e bilancia commerciale). Sfortunatamente per Frau Merkel, far digiunare il malato non è la miglior ricetta per far sanguinare meno il dito e servirebbe comunque un pragmatismo (Realpolitik) meno offuscato da principi inutili contro la potenza di fuoco della finanza. Quale è infatti, per esempio, la logica di far stampare soldi dalla BCE per prestarli all’ uno per cento, in modo che le banche italiane e spagnole comprino a loro volta titoli pubblici che pagano il 6%-7%? (ci piacerebbe che il Presidente Monti andasse in televisione a spiegare alle famiglie italiane che l’ IMU sarà in parte un trasferimento di denaro alle banche). La cancelliera tedesca ha dichiarato di recente di essere consapevole della gara in atto tra mercati finanziari e politica per l’ integrazione europea. Poichè non vogliamo credere che la sua educazione scientifica non le permetta di intuire il rischio di un confronto con i bond vigilantes globali, non rimane che dedurne un gioco a far togliere le castagne dal fuoco last minute da Mario Draghi (che ora ha abbassato i criteri di accettabilità dei titoli riscontabili dalle banche spagnole, così potranno ripartire ad acquistare Bonos) – ovviamente sempre dietro teatrale reprimenda della Bundesbank – e negoziare le pur necessarie riforme dei PIIGS nel comfort di un euro debole e di tassi del Bund ai minimi storici. Con un briciolo di fantasia si potrebbero guardare insieme dito e luna, per esempio con un piano Marshall dedicato alla diffusione di fonti di energia rinnovabile e di efficienza energetica degli edifici in tutta Europa. Basterebbe creare una Banca Europea per l’ Energia Rinnovabile con € 100 miliardi di equity e € 900 miliardi di prestiti dalla BCE all’ 1% (siamo anzi sicuri che ci sarebbe pure la gara tra i fornitori per vendere pannelli solari e pale eoliche con pagamenti rateizzati a dieci anni), per creare milioni di posti di lavoro, ridurre le importazioni di petrolio, far calare drammaticamente il costo dell’ energia e le emissioni di CO2 e alla fine guadagnare pure soldi. Gli investimenti verrebbero concentrati all’ inizio nelle zone europee più disastrate (Grecia, Spagna, Portogallo, Sud Italia) e crediamo che l’ euforia internazionale per la rimessa in moto della crescita economica contribuirebbe alla riduzione in generale anche degli spread.

La grande luna, quella di cui ben poco si sente parlare di questi tempi, è l’ industrializzazione dei paesi emergenti e l’ arrivo sul mercato del lavoro globale di quasi un miliardo di nuove persone da questi paesi negli ultimi 30 anni. Un interessante studio del McKinsey Global Institute prevede nei prossimi venti anni l’ aggiunta di altri 600 milioni di lavoratori, con effetto dirompente per il mercato del lavoro dei paesi sviluppati come l’ Europa e per le limitate risorse energetiche ed ambientali. L’ attuale crisi nasce sì dagli eccessi della finanza, ma trova la sua più profonda origine – sicuramente in America – nel processo di deindustrializzazione e di enorme crescita del debito privato per finanziare il consumo altrimenti non sostenibile. Uno sguardo al permanente deficit della bilancia commerciale statunitense conferma che da questo punto di vista ben poco è cambiato. I lavoratori europei con titolo di studio non universitario e con skill poco qualificate si trovano ora in competizione con centinaia di milioni di coetanei cinesi, più agguerriti e molto meno costosi, per non parlare degli ingegneri in grado di produrre per esempio pannelli solari di qualità e low-cost, che hanno sbaragliato l’ intera industria tedesca del fotovoltaico facendone fallire le principali imprese. Come possono Italia, Germania e Francia pensare di competere da sole con i paesi BRIC, senza far parte degli Stati Uniti d’ Europa e senza lungimiranti politiche industriali comunitarie?

Ben venga allora l’ elevato spread tra BTP e Bund, se servisse ad accelerare per esempio un “patto d’ acciaio” tra Italia e Germania per essere i primi due grandi paesi  a dare l’ esempio con la loro piena disponibilità ad un progetto immediato di costruzione di una Europa con un bilancio federale. Spesso è sufficiente che le prime due persone guardino insieme la luna, poi anche gli altri distoglieranno lo sguardo dal dito.

Once you promised me, you know, that it would never end,… Oh, you crazy moon, you broke my heart

(F. Sinatra, Oh you crazy moon)