Cento anni fa – il 28 giugno 1914 – l’attentato di Sarajevo è la miccia della Prima Guerra Mondiale. “Oggi, come un secolo fa, ci sono polveriere sparse nel mondo e pronte a esplodere in attesa del loro Gavrilo Princip”, commentano diversi giornalisti. A preoccupare i cittadini europei dovrebbe essere il crescente rischio di una deflagrazione politica ed economica dell’ Unione, piuttosto che un’ escalazione delle tensioni in Irak, Siria o Ucraina. Durante il vertice europeo di dicembre scorso, in uno dei pochi momenti di cruda sincerità a porte chiuse, la cancelliera Merkel ha esternato le sue preoccupazioni ai colleghi capi di governo. Verrà il momento, ha detto, in cui sbanderemo, come i sonnambuli d’Europa nell’estate 1914, citando l’ oramai famoso libro di Christopher Clark sull’inizio della Grande Guerra, per mettere in guardia dal pericolo di disintegrazione dell’ euro. Gli sleepwalkers – i sonnambuli – sono loro, i leader della politica e della finanza d’ Europa che camminano dormendo, presentendo la catatrofe senza nulla fare per scongiurarla. Elite allo sbando, ignave, giaculanti e prive di immaginazione. Ipocriti risultano pertanto tali moniti catastrofisti, se ad essi non seguono concrete azioni per evitare che prima o poi gli storici si trovino costretti a raccontare della nuova pistola fumante, cento anni dopo. Quale sarà la miccia che farà detonare l’ Unione Europea?
Le decisioni prese a seguito delle recenti elezioni europee non lasciano presagire nulla di buono. Juncker non sarà un presidente di “rottura” in grado di traghettarci tutti verso una vera unione politico-economica; gli inglesi, che giustamente lo hanno osteggiato, sono ora più vicini al Brexit, evento che potrebbe divenire uno dei detonatori del continente. La Francia è un’ anatra sempre più zoppa, con l’ economia in continuo peggioramento nonostante i deficit di bilancio pubblico per non far crollare definitivamente la domanda interna e un Presidente della Repubblica inetto e senza più la fiducia dei concittadini, che lo hanno punito facendo trionfare Front National, il partito che vuole tornare alla sovranità nazionale e al franco francese. La Germania continua imperterrita sulla linea decisa già cinque anni fa: niente maggiore integrazione a livello europeo, se prima non vengono profondamente riformati e resi più omogenei tutti i paesi; rispetto dei trattati (fiscal compact, sixpack, ecc.) per non far saltare in aria la moneta unica, pochissimi sconti in termini di flessibilità dei parametri. Quando Sigmar Gabriel, ministro per lo sviluppo economico e capo dei socialdemocratici tedeschi, è andato in visita da Hollande annunciando imminenti deroghe al patto di stabilità, il giorno dopo in Germania il portavoce di Angela Merkel ha citato ai giornalisti – senza mai nominare Gabriel – interi passi del contratto di coalizione sottoscritto dalla SPD, che la impegnano alla linea del rigore impostata dalla maggioranza in mano all’ Unione Cristiano Democratica. Sembrano secoli fa, ma era marzo 2012 quando Bersani (!), Hollande e Gabriel annunciavano un patto per il rilancio dell’ Europa per mezzo di eurobonds e maggiore solidarietà; sappiamo tutti come è andata a finire. Francopis Hollande ha proposto pochi giorni fa un ‘New Deal’ per l’Europa, un piano di investimenti per € 1.200 miliardi di euro, da finanziare tramite soldi pubblici della BEI e di finanziatori privati. A parte la oramai azzerata credibilità del personaggio, basti qui ricordare che il famoso piano pro-crescita del 2012 deve ancora essere attuato e non se ne sente più parlare da tempo. Quanto al nostro dinamico Presidente del Consiglio, forse il meno sonnambulo di tutti, la sensazione è che – senza voler esser gufi – vi sarà un gap crescente tra annunci e realtà dei fatti.
L’ economia non gira (d’ altronde, come potrebbe, dopo la sciagurata cura da cavallo iniziata da Monti per distruggere domanda interna) ed il Governo sarà probabilmente obbligato a fare una manovra correttiva alla fine di quest’anno. Imposte e tasse sono nel frattempo aumentate e aumenteranno ancora, spegnendo sul nascere ogni velleità di – ancorchè risicata – crescita, situazione che verrà aggravata dalla pianificata riduzione del debito pubblico prevista dal Fiscal Compact (anche se probabilmente l’Italia riuscirà a rinviare di 1-2 anni). A meno di fortuiti fattori esterni, tra i quali sicuramente il Quantitative Easing della BCE, Matteo Renzi potrebbe diventare anche lui uno dei tanti Presidenti del Consiglio italiani di cui si è poi persa memoria. E le riforme che dovrebbero salvarci? Il problema di fondo è che buona parte della base elettorale del PD è composta da quelle caste e categorie di persone che non hanno alcuna intenzione di modificare – a loro svantaggio – lo status quo. Eclatante è l’ esempio della RAI, che costretta a dimagrire di € 150 milioni (ogni anno ne perde 250…) – chiudendo sedi esterne che servono solo a parcheggiare stipendi – messa alle strette si inventa una lettera più o meno minatoria per riscuotere il canone dai possessori di computer. Siamo sicuri che il Matteo nazionale non abbia raccontato tale episodio a Frau Merkel. Esempi simili sono infiniti, è inutile illudersi che milioni, probabilmente decine di milioni di persone diano mandato all’ ex sindaco di Firenze di ridurre il loro tenore di vita. Pranzando di recente con un noto giornalista, ci siamo sentiti dipingere un triste e desolato scenario per l’ Italia, che lentamente (finchè tiene basso lo spread Mario Draghi) diventa sempre più simile all’ Argentina: un paese corrotto, vecchio, senza crescita e con sempre più debito, un paese dove chi può scappa e i rimanenti si arroccano sempre più sui loro decrescenti privilegi.
Un paese spompato e senza più nemmeno voglia di correre, come la nazionale di calcio (che spende però al contempo più soldi degli altri nel resort di lusso brasiliano). Quali sono i concreti segnali che il Paese vuole veramente cambiare e costruire un futuro migliore? Nessuno, zero assoluto. E a chi pensa che basti far circolare più soldi, è sufficiente ricordare che il mondo è pieno di liquidità pronta ad essere investita in interessanti opportunità per creare imprese e posti di lavoro. Non mancano i soldi, ma nessuno li vuole più investire in Italia. Perchè? Basta per esempio chiederlo ai potenziali investitori stranieri per la gestione delle Terme di Acqui, un gioiello della Belle Epoque che se rilanciato troverebbe sicuro entusiasmo dei turisti di tutto il mondo. Secondo un amministratore locale, il “bando è stato redatto in modo completamente disincentivante per qualsiasi investitore”. Sorvoliamo, per pietà di cronaca, sugli esempi del progetto Mose e dell’ Expò milanese.
La droga monetaria dei banchieri centrali è l’ unico collante che sta tenendo insieme i pezzi dell’ economia e del contratto sociale tra gli umani. Il tasso di interesse sul debito italiano è il più basso di sempre, dal 1800, anche se tale beneficio viene in parte mitigato dalla bassa inflazione. Quanto tempo a disposizione ha il Belpaese (ma non siamo i soli) prima di un generalizzato aumento dei tassi, altra potenziale miccia esplosiva? Il prezzo da pagare per l’ eccesso di liquidità sono le bolle speculative nei mercati finanziari e immobiliari, con prezzi degli asset che si distaccano sempre più dai reali valori sottostanti, come recentemente ricordato dalla Banca dei regolamenti internazionali (BIS), che al riguardo consiglia ai banchieri centrali di aumentare i tassi prima che sia troppo tardi. Questi ultimi stanno comprando tempo alla politica, che ha il compito di ridisegnare le istituzioni, le regole per il buon funzionamento dell’ economia e le asimmetrie nella distribuzione di redditi e ricchezza, per far ripartire il ciclo virtuoso della produttività, unica alternativa al modello precedente di crescita stimolata dal debito. Ma i politici sonnambuli sono refrattari (e spesso incapaci) ad intraprendere la necessaria ristrutturazione degli esistenti equilibri – la famosa distruzione creatrice descritta da Schumpeter – così come recalcitranti sono i cittadini, anch’essi in realtà dei sonnambuli, che li votano. Troppo difficile e poi si perdono pure le elezioni successive (ne sa qualcosa l’ ex cancelliere tedesco Schröder). Preferibile quindi tirare a campare e fare roboanti annunci, lasciando ai banchieri il compito di togliere le castagne dal fuoco un secondo prima che bruci tutto. I druidi delle banche centrali sono però consapevoli che il grande “annacquamento monetario” (inflazione e/o ridefinizione delle parità valutarie tra le monete del mondo) è una ultima ratio molto pericolosa, perchè fortemente conflittuale e molto difficile da controllare. Questo spiega forse i preparativi in corso di un piano B per la ristrutturazione dei debiti ed un generalizzato prelievo sulle ricchezze, come l’ ennesimo documento del FMI ed un primo esperimento di prelievo dai conti correnti degli spagnoli – da estendere, sempre secondo il FMI, anche a pensioni e assicurazioni – paiono indicare. I sonnambuli che governano il mondo stanno provando a far ripartire il motore della crescita a mezzo delle banche centrali, senza rendersi conto o voler accettare che l’ eccesso di debito, la onda d’ urto di un miliardo di nuovi lavoratori low-cost, l’ invecchiamento delle popolazioni di molte economie avanzate, l’ avanzare della robotizzazione e l’ aumento delle disparità di reddito e ricchezza negli ultimi quarant’anni, tutti temi trattati in questo blog, impediscono una robusta ripresa dell’ economia, che non può che basarsi su investimenti e conseguenti aumenti di produttività. Le politiche monetarie espansive stanno solo gonfiando nuove bolle e non poche persone prevedono un crash terribile, con un reset contabile che già tempo fa battezzammo come il “Pacioli moment“. Persone intelligenti si stanno addirittura preparando ad uno scenario di rinnovata autarchia energetica-alimentare, in previsione di un periodo di caos planetario. La nostra idea è che i sonnambuli, all’ ultimo minuto, metteranno in atto – si spera in modo ordinato – i meccanismi di ristrutturazione dei debiti e di pignoramento delle ricchezze immobiliari e finanziarie, che stanno ora discutendo. Lo sa anche il governo italiano, altrimenti non si spiega l’ intervista di Del Rio, braccio destro di Renzi, nella quale parla proprio di necessità di ristrutturazione del debito italiano (lo fa in realtà per provare a mettere sotto pressione la Germania sugli EuroUnionBond – intanto però fa capire dove il PD dovrà andare a parare), oppure la sibillina frase sul potenziale euro-exit dell’ Italia, pronunciata dal Capo del Governo Italiano in parlamento. L’ Italia non farà ristrutturazioni unilaterali (soprattutto non verso i creditori esteri), nè farà saltare l’ euro, perchè – è forse ancora più speranza che previsione – i sonnambuli dovrebbero aver imparato che è meglio non consentire a nessun giovane maldestro di impugnare la pistola come cento anni fa a Sarajevo.
Guardia: Chi va là?
Oreste: Ma che fai ahò, prima spari e poi dici chi va là?
Guardia: È sempre mejo ‘n amico morto che ‘n nemico vivo! Chi siete?
Oreste: Semo l’anima de li mortacci tua!
Guardia: E allora passate!
Dialogo da La grande guerra, film italiano di Mario Monicelli con Vittorio Gassman e Alberto Sordi.