cicala_cantaQuale è il paese europeo con un elevato rapporto debito/PIL, una crisi demografica imminente, una politica energetica disastrosa, un sistema bancario insolvente, quasi venti milioni di cittadini in condizioni economiche precarie e pieno zeppo di crediti inesigibili, che tra meno di vent’anni sarà il malato grave d’ Europa? Sbagliato, non è l’ Italia, bensì la Germania. Nel mentre il nostro Presidente del Consiglio, amante del gelato, si fa randellare dalla BCE e da Eurocrati dai nomi impronunciabili, è forse utile ristabilire un pò di equilibrio nelle feroci negoziazioni in corso, tramite l’ analisi di inconfutabili evidenze numeriche. Con ciò, nulla vogliamo togliere alla necessaria reprimenda dei difetti e delle inconcludenze italiche, ma – parafrasando il famoso poeta inglese – vi è del marcio anche in quel di Germania.

In linea con il trend globale di tutte le economie avanzate, anche la Germania ha visto il rapporto debito pubblico-PIL esplodere dal dopoguerra ad oggi, con una percentuale che cresce dal 18% del 1950 a quasi l’ 82% nel 2012 (fonte dati: FMI)Germany Debt:GDP 1950-2012. I tedeschi non si sottraggono alle regole del gioco del capitalismo impostate dagli americani agli inizi degli anni settanta, con la creazione di un sistema globale di fiat money e la crescita del debito per spingere l’ economia nonostante l’ accelerazione delle asimmetrie nella distribuzione della ricchezza: il rapporto debito-PIL della Germania è ancora al 18% nel 1973, per passare al 24% due anni dopo e al 40% solo dopo ulteriori dieci anni. Da Willi Brandt in poi, tutti i cancellieri tedeschi spendono di più di quanto lo Stato incameri, con buona pace dell’ autodafè con cui gli intellettuali proclamavano la condanna della matrice neoliberale del capitalismo americano e la superiorità della terza via “sociale” dell’ economia di mercato (soziale Marktwirschaft) germanica. True Public Debt - italjaniLa realtà del debito è ancora più preoccupante per Berlino, se ai debiti espliciti (l’ 80% sul PIL) si aggiungono anche quelli impliciti, o nascosti, che scaturiscono dagli impegni di spesa futuri ma già oggi vincolanti per il governo. Con un debito totale vicino al 200% del PIL, la Germania si trasforma così in una cicala ben più debosciata di quella italiana, che – ferma al 160% – ha il solo merito di non aver nascosto così bene le promesse dei suoi politici. I numeri illustrati nel grafico da noi appositamente preparato derivano da un documento – già menzionato in un precedente articolo – elaborato da un rinomato istituto di ricerca tedesco e risalgono a quattro anni fa per la componente implicita del debito. Secondo l’ Ifo di Monaco, presieduto dal professore Hans-Werner Sinn – temutissimo e verbalmente affilato come un rasoio – il debito complessivo tedesco ammontava invece a fine 2011 al 287%, con la componente implicita pari al 205% e così suddivisa: debito per impegni pensionistici, 85%; debito per impegni di assicurazione sanitaria, 82%, debito per impegni di assicurazione per l’ assistenza ai malati cronici, 38%.

Questa montagna di debito pubblico sarebbe gestibile in presenza di una popolazione giovane e con alti tassi di natalità, esattamente il contrario della bomba demografica che in meno di vent’anni esploderà tra Amburgo e Stoccarda. Germany - age structure 2012La piramide demografica tedesca è molto meno bilanciata rispetto. per esempio, a quella della vicina Francia, e la Germania ha il record mondiale  negativo delle nascite e risulta agli ultimi posti per tasso di fertilitá tra i paesi OCSE. Non pare un caso, che un siffatto deterioramento del patto intergenerazionale avvenga nel paese inventore della pillola anticoncezionale, anche se diversi e molteplici fattori sono sicuramente in gioco. La conseguenza è una catastrofe annunciata: gli anziani cittadini tedeschi dovranno rinunciare a buona parte delle loro pensioni e delle cure sanitarie gratuite, oppure la Germania si troverá costretta ad aumentare considerevolmente l’ imposizione fiscale su redditi e patrimoni – sentiamo già in sottofondo la Schadenfreude latina al motto di “chi di austerità ferisce…”

Debito Stati-banche UECome se ciò non bastasse, sorprenderà forse alcuni lettori apprendere dai numeri che il debito degli istituti finanziari alemanni è enorme ed il più alto (la Francia segue a breve distanza) in Europa. In un mondo dove gli Stati sono obbligati a salvare le banche e queste, a loro volta, debbono comprare i titoli di debito sovrano per aiutare i governi, è utile considerare l’ indebitamento complessivo Stato-banche, moderno giano bifronte finanziario. Con quasi 10 mila miliardi di euro, la solvibilità dell’ economia tedesca non pare di natura granitica e sicuramente non giustifica un tasso sotto il 2% del Bund decennale. È vero che il livello di leverage medio delle principali banche europee è alle stelle, ma la Germania – anche in questo caso – ha il primato negativo e rappresenta la vera mina vagante all’ interno del sistema. Vogliamo qui ricordare che il più grande hedge fund in Europa si chiama Deutsche Bank? Chi sa leggere gli astrusi bilanci degli istituti finanziari, si vada a guardare le posizioni off-balance sheet nei derivati della più grande banca privata tedesca. Per far fronte ai debiti, la Germania può aumentare le entrate fiscali, con effetto redistributivo tra i cittadini (lo abbiamo evidenziato sopra) e può incassare i crediti. Con quasi 1.000 miliardi a credito, la posizione netta verso l’ estero – creata grazie ai crescenti surplus commerciali dopo l’ introduzione della moneta unica – rappresenta la posta di bilancio a maggiore rischio. Di questi, quasi la metà (€ 492 miliardi) sono stati trasformati grazie alla BCE in saldi verso il sistema di clearing Target-2; è questa la “trappola”, che sempre Hans-Werner Sinn ha evidenziato per primo. Haftungspegel_20140909_deIl sistema bancario tedesco ha crediti per 500 miliardi verso la Bundesbank, che a sua volta è creditrice per pari somma nei confronti della Banca Centrale Europea. A tali crediti (senza scadenza e non immediatamente esigibili…) corrispondono altrettanti debiti dei paesi dell’ Eurozona (tramite le rispettive banche centrali), Spagna in primis. Questo spiega tutto, dai frequenti incontri e premure di Angela Merkel nei confronti di Mariano Rajoy, al salvataggio da EUR 100 miliardi delle banche spagnole, fino alla comprensione da parte di Berlino che di fatto esistono già gli eurobonds e che l’ austerità è l’ unico meccanismo per sperare di poter, nel tempo, recuperare parte dei soldi dall’ estero. L’ Ifo pubblica regolarmente un grafico che evidenzia i soldi dei tedeschi a rischio, tra saldi Target-2 fino ai vari fondi di salvataggio europei già approvati, in caso di bancarotta dei paesi PIIGS: si tratta di 517 miliardi a fine giugno 2014 e tale somma non tiene conto dei crediti-spazzatura, non trasformati in saldi Target, di cui sono pieni zeppi i bilanci delle banche tedesche.

Tralasciamo, per non infierire, l’ analisi della disastrosa politica energetica decisa dal governo Merkel per spostare il paese verso le rinnovabili e l’ abbandono totale del nucleare (Energiewende). I numeri – ce ne occuperemo a breve in un prossimo articolo – raccontano di un’ altra grande illusione teutonica, che finirà in catastrofe se non vi saranno radicali ripensamenti. Un pò come l’ illusione dell’ euro, moneta unica pensata per la pace ma dalle regole rigide che mettono poi i creditori in guerra con i debitori. È augurabile che prima del prossimo incontro a Brussel, qualcuno spieghi ai nostri governanti la difficile situazione delle cicale tedesche.

E le cicale
ci cale cicale ci cale
e la formica
invece non ci cale mica  ( “Cicale”, Heather Parisi )