waiting for GodotSurreale. Inconsistente. Angosciante. Questi gli aggettivi che affiorano alla mente nel descrivere l’ attuale impasse italiana per la formazione del governo. L’ Italia aspetta Godot, che non arriverà. I mercati finanziari mostrano indifferenza all’ ennesimo teatrino italiano, confortati dalla storia (l’ Italia – con poche eccezioni – non ha mai avuto governi stabili e longevi), rassicurati da Mario Draghi (“i conti italiani hanno il pilota automatico”; “non esiste un piano B. per l’ uscita dall’ euro di alcun Paese”) e dagli Americani che incontrano Grillo e Casaleggio per verificare che non si tratti di pazzi scatenati con il dito sul grilletto della disintegrazione dell’ Eurozona. L’ Italia è vaso di coccio tra l’ über-vaso di titanio tedesco e l’ increpato vaso di ferro francese, siamo sotto protettorato internazionale affinchè non falliscano le banche straniere, mentre il grado di corruzione – e quindi ricattabilità – degli interessi corporativi nostrani impedisce l’ emergere di una leadership forte e carismatica, in grado di ridare peso internazionale e tutela agli interessi nazionali. L’ italia è oramai un paese che riconsegna i suoi soldati all’ India e accetta che il suo ambasciatore venga trattenuto contro volontà.

I fondamentali macroeconomici della nostra penisola continueranno a peggiorare e se dalle urne tedesche d’ autunno non uscirà un risultato in grado di far interrompere il suicidio economico dell’ Europa, la soluzione per impedire l’ implosione dell’ Italia è già stata testata a Cipro poche settimane fa ed anticipata ieri dall’ amministratore delegato di Unicredit: “…far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e’ accettabile”. È a dir poco stupefacente che il capo di una delle più grandi banche europee, nemmeno fosse la reincarnazione di Hugo Chavez, venga a dire che è giusto confiscare i soldi depositati (non prestati!) presso le banche, per salvarle dal fallimento causato da perdite sui prestiti spesso fatti agli “amici” (MPS insegna) e da stipendi d’ oro. Una insignificante isoletta del Mediterraneo, Cipro, rischia di passare alla storia come il casus belli che fece crollare il castello di carte del capitalismo basato sul sistema bancario a riserva frazionaria, mentre i saldi di Target 2 ci racconteranno nei prossimi mesi se gli Italiani hanno compreso il messaggio  e dato inizio ad una silenziosa corsa agli sportelli.

Japan Central BankNel mentre l’ Europa si avvia a ripetere l’ esperienza giapponese di due decadi di recessione e stagnazione, con la pericolosa aggravante di 27 governi invece di uno centrale, il Paese del Sol Levante ha deciso di utilizzare un bazooka monetario gigantesco per uscire dalla deflazione e tornare alla crescita. Se gli Americani stanno stampando moneta per USD 1 trilione all’ anno, pari al 7% del PIL, la banca centrale nipponica ha annunciato di voler raddoppiare la base monetaria acquistando titoli di Stato (insieme ad altri strumenti) per un ammontare pari a USD 1,4 trilioni entro il 2014, ovvero il 16% su base annua del prodotto interno lordo. La priorità non dichiarata di Tokio è quella di svalutare lo yen e rilanciare l’ export, aggiungendo così benzina al fuoco della guerra tra le monete. Non funzionerà molto bene, perchè chi oggi ha il cerino in mano (Eurozona e paesi emergenti) dovrà prima o poi intervenire per limitare l’ apprezzamento della propria valuta. Per tutte le economie in crisi, la soluzione definitiva al languire di crescita e di domanda globale può venire solo da una canalizzazione semi-dirigista (oramai anche le api hanno capito che il libero mercato è una fiaba) della nuova moneta stampata, per investimenti produttivi ad alto tasso di riassorbimento della disooccupazione. Il debito così accumulato nei bilanci della banche centrali può essere poi cancellato con un click di computer, come allegoricamente da noi proposto con l’ immagine del bottone rosso da schiacciare per far ripartire il giocattolo del capitalismo. Ci dà quindi conforto leggere che tale tesi venga ora condivisa anche da uno dei più stimati economisti monetaristi, il professore Michael Woodford. Prima o poi, si spera, qualcuno oserà lanciare tale  bomba atomica monetaria e grande sarà lo stupore nel constatare che funziona, mentre gli abitanti di una nota penisola mediterranea staranno ancora aspettando Godot.