Finisce un anno burrascoso e sta per iniziarne uno potenzialmente tremendo, un annus horribilis, come direbbe l’ arzilla regina Elisabetta II. Fallimento della Grecia, rinnovo dei BTP italiani a tassi insostenibili, declassamento dei titoli pubblici francesi, crollo del PIL italiano e continui piani di austerity, fallimento di molte aziende lasciate a secco dalla stretta creditizia, disintegrazione dell’ euro. Vuoi vedere che i Maya avevano ragione? I segnali dal mercato, ovvero quelli da milioni di persone che ogni giorno esprimono un’ opinione per mezzo del meccanismo dei prezzi, rimangono di indubbia preoccupazione. Lo spread italiano ancorato a 500 punti (tutti continuano a vendere i BTP), investitori che non sanno più dove scappare per mettere al riparo i loro denari e sono perfino disposti a comperare il debito pubblico della Danimarca a tassi negativi, il deficit previsto della Spagna in forte peggioramento, la Grecia che potrebbe decidere di uscire dall’ euro già nei prossimi mesi, con sicuro caos sui mercati.
Gli scienziati sono soliti spiegare la teoria delle catastrofi, in un’ ottica sistemica, tramite il seguente esempio: se si toglie ogni giorno un mattone da un grattacielo, per molto tempo non accade nulla e l’ edificio continua ad esistere e a funzionare. Un certo giorno, viene tolto ancora un mattoncino e il grattacielo crolla. L’ impressione che prima non fosse cambiato nulla era fuorviante, poichè in realtà si accumulava “energia negativa” (ci scusiamo con gli scienziati per la terminologia letteraria). Quale sarà il mattone fatale per il destino economico dell’ Europa?
I lettori ci consentano di iniziare l’ anno nuovo con un pensiero positivo, invece di unirci al pianto greco della maggior parte dei commentatori – I have a dream….
È la sera del 21 dicembre 2012, l’ Europa è stretta nella morsa di un inverno freddo come non capitava da cinquant’ anni. Soffia un vento impietoso e le massicce nuvole nerogrigie incutono timore, come se la Natura si volesse d’un colpo vendicare di troppi torti subiti. Nell’ Eurotower di Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, si accendono le telecamere e inizia la diffusione in mondovisione. Al quinto anno dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008, il continente europeo è oramai allo stremo. Il 2012 è stato un anno orribile, plagato dalla recessione e dalla disoccupazione in buona parte dei paesi meridionali, così come dal diffuso pessimismo oramai cronico in milioni di cittadini, con conseguente riduzione di consumi e investimenti. I molti, troppi, meeting dei leader europei non sono riusciti a risolvere la situazione di profonda crisi e il continuo ribasso dei principali mercati azionari non ha fatto altro che confermare l’ enorme sfiducia nei confronti di Merkel, Hollande (sucessore di Sarkozy), Monti e Rajoy. Solo grazie agli interventi della BCE è stato possibile evitare la catastrofe di un fallimento della Grecia e di aste di BTP italiani andate deserte. I tedeschi hanno fortemente condannato gli acquisti ordinati da Mario Draghi, ma non hanno offerto alternative, se non l’ imperativo di far ripagare i debiti e la richiesta di far mascherare tali acquisti a mezzo di artifici contabili. L’ espansione del bilancio della BCE non ha risolto i problemi degli eccessivi stock dei debiti sovrani e delle banche e la recessione europea ne ha in realtà acuito la drammaticità. Nessuno sa più come uscirne, fino alla convocazione del summit straordinario del 21 dicembre.
Che non si trattasse del solito inconcludente evento, sembrava dimostrarlo la presenza congiunta, come ospiti, del Presidente americano e dei premier cinese e giapponese. Si accendono le telecamere all’ interno della sala ovale del grattacielo di Francoforte e tutti subito notano il grande bottone rosso al centro del tavolo. Herman van Rompuy, portavoce del summit, prende la parola per leggere un comunicato. L’ intero mondo viene informato in diretta della decisione presa all’ unanimità dai capi europei, con il supporto dei loro colleghi di oltreoceano. L’ Eurozona ha preso atto dell’ impossibilità di ripagare, in situazione di crescita zero in Germania e negativa in molti altri paesi, l’ intero ammontare degli enormi debiti accumulati dagli Stati nel corso di decadi. Di qui la decisione immediata e irrevocabile di cancellare fino al 50% di tali debiti, come già successo più volte nella storia dell’ umanità. Prende ora la parola Mario Draghi e si avvicina con la mano al bottone rosso. La spiegazione è all’ inizio un pò troppo tecnica: in sintesi, la BCE ha rilevato – con una semplice scrittura elettronica – dalle istituzioni finanziarie europee gli stock di debiti sovrani presenti nel loro attivo di bilancio, fino ad un importo massimo, insieme agli stock già parte del bilancio della BCE stessa, del 50%. Schiacciando questo bottone, spiega Draghi, l’ ammontare totale dei titoli ora in capo alla BCE verrà, con un semplice click, cancellato dalla memoria dei server della Banca Centrale. Con un sorriso quasi impercettibile, Draghi aggiunge che il bello del capitalismo finanziario moderno è proprio questo: titoli di Stato, crediti e debiti verso banche sono delle mere scritture contabili elettroniche, esistono oramai solo in forma virtuale e non più cartacea. La mano da sempre sicura, si avvicina ora lentamente, quasi titubante, al bottone rosso. Sono attimi che sembrano durare un’ eternità, il silenzio in sala e di fronte agli schermi televisivi di tutto il mondo è indescrivibile.
Click, la catarsi del capitalismo si compie in una frazione di secondo. Di lì a poco Obama, Hu Jintao e Yoshihiko Noda faranno annunci simili. È venerdì notte, miliardi di persone escono in strada per cantare, ballare e fare l’ amore.