Wealth-Tax

La crisi economica nella maggioranza dei paesi industrializzati non è finita e rischia ora, a causa dei tagli alle spese dei governi eccessivamente indebitati, di acuirsi. Il pericolo di molti anni, se non addirittura decadi, di stagnazione, disoccupazione elevata, calo del benessere e probabilmente di tumulti di piazza, è sempre più vissuto con stupore e sgomento dai cittadini europei e da quelli oltre oceano. La domanda che molti si pongono è: perchè non è ancora finita la crisi? Perchè questa volta ammortizzatori sociali e stimoli di spesa da parte degli stati non sono riusciti a far ripartire il ciclo? La risposta, per chi la vuol vedere, è in realtà semplice. Come sintetizzato di recente anche dall’ economista Kenneth Rogoff, la natura della crisi è finanziaria, causata dall’ accumulo eccessivo di debito. Debito bancario, che per decadi ha sostenuto in maniera artificiale i consumi di paesi come USA e, più recentemente, Spagna e Regno Unito; debito pubblico di nazioni come Italia e Giappone, cresciuto nel tempo per coprire deficit di bilancio e per evitare una depressione e che ha creato in maniera non sostenibile posti di lavoro e domanda interna. La crescita di debiti pubblici e privati è servita a generare crescita del PIL in Paesi sempre meno competitivi – con bilancia dei pagamenti negativa -, con crescenti ineguaglianze reddituali e con classi politiche eccessivamente corrotte.

Quando il debito totale raggiunge un livello insostenibile, esistono solo tre vie per ridurlo: il default (fallimento) del debitore, l’ inflazione che ne diminuisce il valore reale, la tassazione per redistribuire denaro dai creditori ai debitori. La prima via, utilizzata per esempio dall’ Argentina nel 2002, è estremamente pericolosa perchè scatenerebbe – in un mondo dove troppi paesi sono a rischio default –  delle reazioni a catena incontrollabili e ben superiori a quelle causate dal fallimento della banca Lehman Brothers. La politica inflazionistica è stata storicamente quella preferita dai governi, soprattutto – grazie allo status di moneta mondiale di riserva del dollaro – da quelli americani. La tentazione, anche questa volta, è molto forte e addirittura supportata da alcuni economisti; il problema è che l’ inflazione è un fenomeno difficile da gestire, soprattutto in presenza di sofisticati mercati finanziari capaci di pretendere immediatamente tassi di interesse più elevati e in una situazione globale di reciproche svalutazioni competitive. Non bisogna poi dimenticare che la riduzione del debito reale tramite crescita dei prezzi durerebbe molti anni e rischierebbe il peggiore degli scenari, la stagflazione.

La via della tassazione una tantum dei patrimoni è quella più veloce, indolore e fair per far uscire il mondo dalla crisi: veloce perchè può essere attuata con decreto governativo; indolore perchè colpirebbe i patrimoni importanti con una piccola percentuale; equa perchè le asimmetrie reddituali e di accumulazione della ricchezza sono diventate effettivamente eccessive. Negli Stati Uniti, ad esempio, il gap tra le classi più benestanti e quelle medie e dei lavoratori è triplicato negli ultimi trent’ anni, così come la maggioranza dei paesi industrializzati ha registrato lo stesso fenomeno. È la natura intrinseca del capitalismo, basato sull’ utilizzo del debito come strumento di crescita, a generare queste forti sproporzioni nei processi di distribuzione dei proventi della crescita stessa. Uno dei ruoli fondamentali dello Stato è quello di mitigare tali eccessi: meglio sarebbe se fatto in maniera distribuita nel tempo, altrimenti – come in questo caso – una tantum. Una volta riequilibrato il sistema, il giocattolo può riprendere a funzionare e tutti ci saremo risparmiati anni e anni di incertezze, sofferenze e reazioni spesso violente.

I leader politici hanno finora cercato di rinviare la decisione su quale via intraprendere, sperando che la rimessa in moto della crescita mondiale togliesse loro le castagne dal fuoco e non li costringesse a scelte impopolari. Ma, come si diceva prima, questa volta è diverso e bisogna prima ridurre l’ indebitamento e risanare i bilanci. È interessante registrare come in Italia due personalità con ideologie distinte, come il leader del PD Pierluigi Bersani e – fatto meno scontato – Luca di Montezemolo promuovano l’ introduzione di una tassazione una tantum come soluzione migliore di quelle emanate dal governo. Il Presidente Sarkozy fece nell’ Aprile di quest’ anno una proposta intelligente per cominciare a riequilibrare il gap reddituale all’ interno della società francese, oltre a cercare di tassare le banche come “obolo” per essere state salvate.Shylock. "Is that the law?" La Germania, che ne avrebbe forse meno bisogno di tutti, ha invece trovato una maniera elegante per tassare i patrimoni: grazie al recente accordo con la Svizzera, il governo di Berlino incasserà probabilmente almeno 20 miliardi di euro a titolo di “condono” dai tedeschi che hanno nascosto i denari nella Confederazione Elvetica. L’ America, paese che ha visto i peggiori eccessi del capitalismo selvaggio, proprio non ne vuole sentir parlare di redistribuire un pò di ricchezza da chi ha sproporzionatamente approffittato del sistema e pare voler perseguire la via classica della svalutazione-inflazione del dollaro. Quali siano le scelte dei vari Paesi per ridurre l’ indebitamento totale, tale percorso – sotto la pressione dei mercati finanziari, comprese le bistrattate agenzie di rating – è diventato oramai imprescindibile e improcrastinabile. La differenza è tra una via veloce e indolore ed una lenta e irta di pericoli.

Rimane però aperta la grande questione, dopo il risanamento dei bilanci: come riuscire a far ripartire la macchina dell’ economia globale in un mondo diverso, che non può continuare ad utilizzare il meccanismo del debito per sostenere i consumi dei paesi industrializzati, ricreando gli squilibri del passato. È compito delle elite di tutto il mondo trovare, in maniera coordinata, un percorso di sviluppo sostenibile tra prezzi crescenti delle commodities, inquinamento insostenibile, miliardi di nuovi consumatori, maggiore longevità, crescente sostituzione del lavoro umano tramite macchine. Non sarà facile individuare tale cammino nella intricata foresta degli egoismi umani, ma l’ alternativa è purtroppo di lacrime e sangue per i popoli.