Il summit di venerdì era “l’ ultima chance per salvare l’ euro e l’ Europa”.  L’ accordo raggiunto prevede una maggiore integrazione fiscale, con sanzioni semi-automatiche per i paesi che non rispettino il pareggio di bilancio. Vedremo quanto durerà e dove ci porterà questo rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita, soprattutto quando molti governi si troveranno in contemporanea a dover affrontare recessione e disoccupazione: siamo sicuri che non prevarranno gli egoismi nazionali, come già avvenne con il primo Patto di Stabilità?

In realtà, ai mercati finanziari tutto questo non interessa poi molto. Gli unici fatti che contano, in vista della necessità di refinanziare entro il 2012 circa € 800 miliardi di debiti sovrani a tassi inferiori, sono – forse – la dichiarazione di “soddisfazione per l’ accordo raggiunto” da parte di Mario Draghi, la decisione di aumentare di € 200 miliardi la dotazione del FMI per aiutare i paesi in difficoltà, l’ esclusione dei privati da eventuali futuri haircuts sui titoli di debito pubblico e il rifinanziamento da parte della BCE delle istituzioni finanziarie con liquidità illimitata per i prossimi tre anni. Si spera così di trovare più acquirenti, comprese le banche tenute ora a galla dalla BCE, disposti a comperare i BTP decennali al 4% invece che al 7%-8%. Anche se funzionasse, il bilancio della BCE crescerà come quello della FED, se non di più, perchè tutti continuano in realtà a voler eliminare il rischio delle controparti europee. Draghi avrà tra un pò di anni un bel grattacapo.

La futura unione fiscale si farà senza gli inglesi, rei di aver rifiutato l’ accordo se non in cambio di forti concessioni alla City londinese. La perfida Albione è uno degli esempi più beceri degli egoismi distruttivi della finanza internazionale. Basti leggere l’ ultimo eclatante esempio di come il collasso della MF Global sia stato possibile grazie alla lassiva legislazione inglese, in contrapposizione perfino a quella (notoriamente non meno permissiva) americana. Cari amici inglesi, uscite pure dalla Comunità Europea, con i pirati è meglio non fare affari.

La settimana scorsa il governo Monti ha reso noti i provvedimenti della manovra finanziaria per tranquillizzare i mercati e far abbassare lo spread sui tassi di interesse. Iva, ICI, pensioni, accise, più qualche specchietto per le allodole per dar parvenza di equità (le tasse su elicotteri e yacht, lo 0,5% sui capitali scudati). I vitalizi dei parlamentari? Le pensioni di anzianità? L’ asta delle frequenze televisive? L’ abolizione delle province? Nulla di tutto ciò. Più di qualche politico ha ripetuto spesso che l’ Italia non è la Grecia. Sarà pur vero dal punto di vista economico, vi è invece ben poca differenza sotto il profilo della riformabilità, del senso civico e degli egoismi particolari. È evidente che Berlusconi tiene il dito sul grilletto che può far saltare il governo tecnico, ma allora perchè accettare l’ incarico, professor Monti? Non sarebbe forse stato meglio far prendere agli italiani le loro responsabilità e chiedere loro conto di chi volevano votare?

Gli elettori tedeschi saranno chiamati nel 2013 a scegliere un nuovo parlamento. Se vincerà la SPD, si faranno gli Eurobond e così si potrà far tornare indietro nel tempo l’ orologio dell`euro. Come dieci anni fa, tassi di interesse bassi per tutti per mantenere alti i consumi nei paesi con deficit di bilancia dei pagamenti. Se varrà ancora il vincolo del pareggio di bilancio per gli stati, ci penseranno le Landesbanken tedesche – su pressione degli interessati esportatori nazionali – a finanziare i poveri consumatori italiani, spagnoli e greci. Francia o Alemagna, purchè se magna.