Silvio Berlusconi si è dimesso ieri e il professore Mario Monti sta per ricevere dal Presidente della Repubblica l’ incarico di formare un nuovo governo, che implementi le richieste di riforme della UE per stabilizzare e rilanciare l’ economia italiana. Tutto bene quel che finisce bene, quindi? Non ci pare il caso. Se è inconfutabile, per le persone di buon senso, che il settantacinquenne Berlusconi fosse un leader oramai inadeguato a gestire una crisi e una fase politica internazionale così difficili e complesse come quelle attuali, abbiamo dei seri dubbi sul fatto che si possano fare importanti passi avanti con un governo “tecnico” guidato da Monti e imposto dalla Germania e dalle lobby finanziarie.
Ma procediamo con ordine. Come si è arrivati alle dimissioni del premier italiano e per merito(!) di chi? La decisione è stata presa da Merkel e Obama (Sarkozy non conta nulla), quando hanno capito che Berlusconi, nonostante le promesse, non era in grado di far approvare le riforme concordate in sede internazionale, mettendo così a repentaglio i tentativi di salvataggio dell’ euro. Al G-20 di una settimana fa, la cancelliera tedesca insieme al presidente americano, e di conseguenza tutti gli altri leader, non hanno degnato di un solo sguardo un insicuro e basito Berlusconi, che le immagini televisive hanno immortalato come fosse un pariah al raduno di una potente casta indiana. Decretata così per via ufficiosa la sua fine, i mercati hanno colto l’ invito e si sono scatenati, facendo avvicinare i tassi di interesse sul debito italiano alla soglia del 7%, dando in tal modo la stura al “si salvi chi può” dei primi parlamentari consapevoli della imminente caduta dell’ imperatore. Venuta a mancare la maggioranza in parlamento, al premier italiano non è restato che salire al Colle per annunciare le dimissioni. Senonchè, lo scafato Berlusconi si è inventato le dimissioni condizionate (“dopo l’ approvazione del decreto riforme richiestoci dall’ Europa”), al fine di guadagnare tempo e cercare di ricomporre la maggioranza. Il giorno dopo, complice anche qualche telefonatina in ambito internazionale, lo spread sui tassi è schizzato al massimo storico e il titolo Mediaset è crollato del 12%; Berlusconi, recepito il messaggio, ha deciso di mollare e le sue dimissioni sono state confermate alla stampa come certe entro il week end. Immediatamente, si sono moltiplicate le telefonate al Presidente della Repubblica Napolitano e si è preparata l’ investitura di Mario Monti a nuovo capo del governo.
Il professor Monti, stimato economista e tecnocrate, viene acclamato da più parti come salvatore della patria ed è amico di Mario Draghi. Entrambi condividono un passato (recente) in Goldman Sachs, la banca d’ affari che ha dato (e dà) più uomini all’ amministrazione del Tesoro americano di qualsiasi altra organizzazione, la banca che – dietro lauto compenso – ha creato per Grecia e Italia gli strumenti finanziari che consentirono a queste di truccare i conti per entrare nell’ euro. La stessa Goldman Sachs, principale co-responsabile dell’ enorme bolla speculativa immobiliare americana, ha ora suoi (ex) uomini nella sala dei bottoni della BCE e al governo dell’ Italia, le spiaggie dove si combatte la battaglia finale per la sopravvivenza dell’ euro e della Comunità Europea. Non facciamo parte di quel gruppo di commentatori che credono nei complotti internazionali, ipotesi troppo semplicistica in un mondo così complesso ed espressione di una pletora di interessi spesso divergenti. Vogliamo solo sperare che Frau Merkel abbia visto giusto, nel chiedere al mondo della finanza di risolvere con propri uomini – serve qui ricordare anche il nuovo primo ministro greco, proveniente dalla BCE – i problemi creati proprio da quello stesso mondo.
Funzionerà la cura tedesca a base di disciplina di budget e riforme strutturali, la cui implementazione viene ora affidata ai “maghi” della finanza? Siamo convinti del contrario. Sarà un enorme fallimento, così come non ha funzionato la prima cura da cavallo imposta alla Grecia. Il motivo fondamentale, evidenziato oramai quotidianamente da molti commentatori specializzati, è l’ impossibilità di esportare le virtù macroeconomiche tedesche al resto d’ Europa in un contesto di moneta unica: sarebbe bello se fossimo tutti esportatori netti e con la bilancia dei pagamenti positiva, questo implicherebbe però che il resto del mondo dovrebbe all’ improvviso comperare molte più merci e servizi dall’ intera Europa. Non pare credibile come strategia nell’ immediato e potrebbe funzionare nel lungo periodo solo se i paesi del mediterraneo (Francia compresa) decidessero di affrontare un duro e difficile percorso di riconfigurazione dei propri modelli produttivi, sociali ed economici, per tornare competitivi in un mondo che il processo di globalizzazione ha profondamente trasformato. Intraprendere un tale cammino significa rinunciare alle rendite di posizione e rimettersi in gioco, ripartendo spesso da zero. Chi lo spiegherà ai tassisti di Roma, ai commercialisti di Parigi, ai ristoratori di Atene? Chi racconterà ai pubblici dipendenti che il loro numero dovrà essere dimezzato e che dovranno imparare un nuovo mestiere? Ai cinquantenni percepenti pensione, chi dirà loro che devono tornare a lavorare? Saranno forse i tecnocrati della finanza a convincere le masse del sud Europa, diseducate negli ultimi trenta’ anni dalle televisioni private, a rinunciare ai privilegi acquisiti? Ne dubitiamo assai, soprattutto in Italia, il paese dei gattopardi, quello raccontato da Tomasi di Lampedusa.
Come veramente la pensa ancora troppa gente in Italia, può essere riassunto con il seguente aneddoto di venerdì scorso, viaggiando in un taxi nel nord-est. Faccio conversazione con il tassista (una delle mie cartine di tornasole preferite) e gli chiedo se vorrebbe il ritorno della lira, al posto dell’ euro.
T (tassista): certo che sì, sarebbe molto meglio.
IO: perchè?
T: perchè girerebbero più soldi. Il problema qui è che non ci sono più soldi.
IO: capisco, però bisogna fare le riforme. Ora arriva Monti, per sistemare un pò di problemi; è contento che Berlusconi si dimette, visto che non riusciva a cambiare la situazione?
T: guardi che a Berlusconi non hanno fatto fare le riforme, Monti non risolverà un bel niente.
IO: ma come, Berlusconi non aveva all’ inizio una larghissima maggioranza?
T: l’ Italia è un paese difficile, i parlamentari hanno sempre bloccato tutte le riforme che andavano contro interessi da loro difesi. Il problema sono le troppe persone che, in un modo o nell’ altro, ricevono soldi dallo Stato. Vado in un ufficio pubblico e sono sempre a prendere il caffè; salgono in taxi dipendenti statali e – oltre a essere volgari e sboccati – mi chiedono sempre di dargli due ricevute, una in bianco. Inglesi e tedeschi mai, sono sempre corretti.
IO: quindi Lei rivoterebbe Berlusconi alle prossime elezioni?
T: Certo che si.
Scendo dal taxi e mi faccio fare ricevuta.
T: Dottore, Lei scarica il costo? Facciamo 40 euro.
Mi consegna una ricevuta da €50.
Caro Professor Monti, il suo nemico non è Silvio Berlusconi, anche se probabilmente nei prossimi mesi Lei subirà alcuni agguati. Il suo vero nemico sono milioni di italiani che non vogliono nessun cambiamento. Provi a raccontarlo alla signora Merkel. Buona fortuna.
Concordo.
In Italia esiste:
un’onda di contrarietà x gli atteggiamenti degli stranieri che non si fanno i fatti loro ( ma anche in Francia )
un lasciamo fare il lavoro sporco a un non politico che tanto poi sarà solo lui il colpevole ( ma anche in Francia )
l’idea che tanto le operazioni straordinarie andranno solo a favore delle banche senza che alcun manager paghi il fio anzi i bonus si stanno già sprecando e per questo le chiamano opzioni x la crescita.( ma anche in Francia )
l’educazione civica é ignota anzi non é più una materia di studio anzi da sempre la sinistra monopolizza la scuola e tutti sanno che la truppa ignorante si manovra meglio.
non credo che Monti ce la farà :
Ha sempre voluto un posto da ministro ma non glielo hanno mai dato
Rappresenta il PD che lo appoggia ma é contrario a tutto quello che dovrà fare
Quando vedrà i capigruppo la lista dei veti sarà esattamente la lista di quello che dovrebbe fare e quindi forse vedremo la riapplicazione dell’ICI e 1 punto in + di IVA
Quanto a pulizia dei privilegi: Pensioni doppie triple, costi struttura apparati, riduzione deputati , eliminazione province, riaccorpamento comuni piccoli etc ( tutto il piano di Tremonti ) manco se ne parlerà
Quanto a pensioni noi siamo già in linea con le richieste europee
BAH!
Bravo FAZ. Un bell’articolo.
Tuttavia, oltre a condividere al 100% l’analisi sull’Italia dei gattopardi e delle “mafie” (intese come insieme di valori e regole fatte a misura, secondo comodo, come la ricevuta del taxi), aggiungo un solo “piccolo” ulteriore dubbio derivante da questa rapida sintesi.
Fare rigore ed efficienza di bilancio per un paese come l’Italia (ma in generale in tutti i paesi con sistemi capitalistici e di welfare avanzati) non serve a nulla. Questo si traduce inevitabilmente in piu’ tasse, quindi meno consumi, meno reddito e piu’ problemi per gli anni seguenti. Serve generare la crescita , ad ogni costo. Purtroppo, la crescita non si potra’ ottenere tramite strumenti tradizionali di politica economica e, poiche’ questo problema e’ oggi dell’Italia ma fra un anno sara’ della Francia, si arrivera’ quanto prima inevitabilmente ad un coinvolgimento degli altri stati (finalmente la UE che agisce come Unione con politiche interventiste monetarie).
Ecco qua: happy end della storia? Niente affatto. A questo punto siamo solo all’inizio della fine, purtroppo.
Infatti, dovremo abituarci ad un mondo (parlo sempre di occidente capitalista) con alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile e crescita zero (o decrescita). Manchera’ la domanda, quindi manchera’ lo sviluppo, gli stati continueranno a pompare denaro, i consumi resteranno flaccidi, la bomba demografica esplodera’ sulle pensioni, ci saranno conflitti sociali, l’effetto domino sara’ inevitabile. E trascinera’ tutti (parlo anche di USA e Germania/UE).
Da questo scenario che si avvita senza speranza su una scala cosi’ ampia, c’e’ purtroppo un solo modo per uscirne: una discontinuita’. Esempi di discontinuita’ sono: una guerra mondiale, un disastro naturale su scala continentale, un asteroide che colpisce la terra, un’invasione aliena… etc.etc. Insomma, in un modo o nell’altro: NO good news, per la nostra generazione e per i nostri figli.