È trascorso un mese dall’ ultimo post, volutamente. Non c’era infatti nulla di veramente nuovo o rilevante da segnalare o su cui riflettere. I soliti saliscendi dei mercati finanziari; i litigi tra Germania, Francia, America e Cina, per capire come uscire dalla crisi e chi paga il conto; un pò di proteste nelle piazze di Atene, Roma e New York; l’ immancabile pessimismo dei media; Berlusconi ancora al suo posto e i parlamentari italiani aggrappati ai loro scranni. Nulla di nuovo, appunto; d’altronde sono passati solo trenta giorni, una bazzecola per i tempi della storia. In realtà, l’unica notizia forse interessante è che gli ultimi indicatori dei principali paesi, tra cui produzione, disoccupazione, andamento di consumi e prezzi, sono migliori delle attese, facendo così intuire una robustezza dell’ economia mondiale che sconfesserebbe gli ultra pessimisti. Ma anche questo non conta poi molto, perchè il pendolo potrebbe oscillare nel senso inverso già nei prossimi trenta giorni. Ergo, si può anche far passare un mese prima di scrivere un post nel weblog, soprattutto se l’analisi di ciò che sta accadendo non è cambiata.

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Perchè allora questo nuovo articolo? La giustificazione è data dagli eventi di queste ultime ore: sembra, udite udite, che Merkel e Sarkozy stiano per annunciare – finalmente – il grande piano di salvataggio dell’ Europa e dell’ euro. La grande decisione è attesa per questo week end e il solito teatrino tra Don Giovanni-Sarkozy (“là ci darem la mano, là mi dirai di sì“) e Zerlina-Merkel (“vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor“) rafforza tale attesa. Come si è arrivati a questa soluzione? È molto semplice: le banche francesi stavano per affondare per via dei titoli di stato della Grecia nei loro bilanci e per l’ oramai innegabile necessità di un default degli ellenici; i grandi fondi americani ritirano sempre più soldi dalle banche europee. A catena, l’ intero sistema finanziario della UE e forse del mondo sarebbe saltato in aria. Sarkozy e Obama (con il suo portaborse inglese Cameron) hanno allora fatto qualche telefonatina dai toni un pò meno signorili con Frau Merkel, che alla fine sembra essersi convinta. E ora? Domenica sera ci diranno probabilmente che l’ Europa è pronta a salvare banche e paesi del Clubmed per un importo fino a due trilioni di euro. Una somma imponente, pari al 17% del prodotto interno lordo dell’ Unione Europea e magicamente creata con artificio contabile simile all’ utilizzo della leva finanziaria che fece poi crollare il mondo nel 2008. Il debito eccessivo salvato con la tecnica dei prodotti finanziari strutturati e dei derivati, complimenti a tutti. Servirà ad evitare l`imminente tracollo delle banche e l`implosione dell’ euro? Se i numeri sono questi e si permetterà l’ acquisto massiccio del debito dei paesi in difficoltà, certamente sì. Avremo anche eliminato le crepe strutturali dell’ economia globale e ribilanciato il motore della crescita? Sicuramente no, non con la finanza creativa.

Le cause fondamentali degli squilibri all’ interno dei sistemi capitalistici globali, che esplodono ogni  30-40 anni, sono due: le differenze tra paesi nelle bilance dei pagamenti – soprattutto gli squilibri commerciali (esportazioni meno importazioni) – e le forti asimmetrie nella distribuzione della ricchezza all’ interno di ogni nazione. Non bisogna essere dei geni della macroeconomia per capire che non può sopravvivere a lungo termine un modello basato su 1) governi e cittadini che si indebitano per consumare più di ciò che producono, importando dai paesi in surplus e su 2) reddito e ricchezza concentrati nel 5%-10% della popolazione, mentre il rimanente 90% ha sempre meno capacità di spesa. Si può andare avanti per decenni grazie al trucco del debito, della crescita della popolazione lavorativa (pensiamo alle pensioni pagate dai giovani lavoratori) e – in parte – della produttività. Quando il peso del debito diventa eccessivo e la macchina si inceppa (recessione), bisogna resettare i contatori.

Il professore Sinn, presidente dell’ IFO tedesco, ha di recente ben sintetizzato la causa fondamentale degli squilibri interni all’ Europa, ovvero le differenze tra le bilance dei pagamenti (che comprendono gli sbilanciamenti commerciali). SinnSinn suggerisce quindi lacrime e sangue nei paesi “cicale”, che dovrebbero trasformarsi in formichine tedesche. Quello che sembra sfuggire al professore, è che portare a zero il deficit della bilancia commerciale di molti paesi, causerebbe recessione e disoccupazione in Germania (chi comprerebbe le merci tedesche, esportate oggi per il 70% all’ interno dell’ Europa?). Ci pare  impossible pensare di rendere – in breve tempo – più competitivi Grecia, Portogallo, Spagna, UK ma anche Francia.

Ipotizziamo quindi una soluzione più indolore per eliminare il peso schiacciante del debito passato e per mantenere in movimento il giocattolo dell’ economia: quando saremo tutti più disperati, occorrerà convocare una nuova Bretton Woods. I leader mondiali si riuniranno per deliberare nuovi rapporti di cambio tra le monete (anche se superfluo, a nostro avviso, perché Europa e USA dovrebbero entrambe svalutare fortemente verso la Cina – impensabile) e, molto più importante, per decidere di abbattere del 50% il debito pubblico di tutti i paesi (e, da parte degli stati, buona parte del debito eccessivo a carico dei cittadini). Il “Grande Reset”. Si potrebbe fare anche in maniera elegante: le banche centrali di USA, UK, Europa e Giappone (UUEG) stampano moneta (volume pari al 50% del loro debito), moneta che  danno al Fondo Monetario Internazionale (FMI) in cambio di azioni emesse dal FMI per un aumento di capitale (es. 1 trillione = 1000 azioni); la Cina e altri paesi creditori importanti, in cambio, ricevono azioni senza doverle pagare – come si danno delle stock options. Così si crea un  bilanciamento del potere di voto all’ interno del FMI tra paesi industrializzati e paesi emergenti. A questo punto, il FMI rileva il 50% del debito UUEG facendo uno swap (scambio) con obbligazioni speciali perpetue – ad un tasso fisso – emesse a favore del FMI. Questo nuovo debito “speciale” non viene calcolato  nei vari parametri internazionali, essendo mai restituibile. Il FMI paga ai creditori il debito rilevato da UUEG; i creditori si obbligano a reinvestire subito una buona parte dei soldi ricevuti in “piani Marshall” (per esempio le energie rinnovabili in tutta Europa) proposti da un comitato speciale del FMI, per il rilancio e il ribilanciamento delle economie. Annotazione: in alternativa alla stampa di moneta delle banche centrali, il FMI potrebbe emettere nuovi diritti speciali di prelievo (SDR), scambiabili con denaro delle banche centrali – l’ ultimativa creazione di fiat money.

Fantaeconomia? Forse. Le alternative? Il deafult disordinato di molti paesi oppure la monetizzazione del debito. Quale strada sceglierà l’ Europa?