Butterfly EffectAi più è noto il famoso effetto farfalla, per il quale il minimo battito d’ali dell’esile insetto è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Siffatta descrizione di un aspetto fondamentale della teoria del caos, ovvero che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono rilevanti cambiamenti nel comportamento del sistema a motivo dei numerevoli rapporti di causa-effetto, risulta utile nella comprensione di fenomeni naturali come uragani, alluvioni, valanghe ed altri sconvolgimenti nell’ equilibrio della natura. Risulta perciò controintuitivo che una simile complessità delle interdipendenze nel sistema economico (e socio-politico) globalizzato, non dia origine a frequenti e catastrofiche “esplosioni di caos” come guerre, crollo dei sistemi monetari, bank run, tumulti di massa. Il mondo, soprattutto quello occidentale – vedremo in seguito il motivo di questa precisazione -, è sorprendentemente stabile nonostante il perenne batter d’ ali di tante farfalle e spesso di veri e propri cormorani. L’ euro non si è disintegrato, in Grecia non è scoppiata la guerra civile, gli Stati Uniti non hanno fatto default sul dollaro e sul debito pubblico, la Cina continua a comperare i Treasury americani, quasi venti milioni di disoccupati in Europa non hanno assaltato i parlamenti nazionali e neppure la presa della Crimea da parte dei militari russi farà tornare le tensioni della guerra fredda.

È nostra opinione che le interdipendenze nei rapporti economici e finanziari create dalla globalizzazione siano fonte di stabilità di fronte ad eventi-stress che provocherebbero altrimenti una probabile reazione caotica (violenta) da parte di singoli Stati sovrani. Banalmente, i fornitori non hanno interesse ad uccidere o far fallire i loro clienti, così come ai creditori conviene spesso aiutare i debitori in difficoltà. Liberalizzazione dei mercati e dei movimenti di capitale hanno creato nel tempo un’ estesa rete di rapporti sovranazionali tra persone, imprese, istituzioni, il cui interesse dettato dal loro ruolo economico trascende e spesso si sovraimpone a quello derivante dall’ appartenenza territoriale. Come una specie di Giano bifronte, la finanza globale è sovente causa di repentini e destabilizzanti movimenti di capitale, ma è anche linfa vitale per la diffusione di catene del valore planetarie i cui anelli beneficiano di una resilienza sistemica grazie al concatenamento di una moltitudine di interessi economici.globalizzazione

La compravendita di gas russo è la migliore garanzia che nè Putin, nè l’ Europa faranno veramente sul serio con carri armati e soldati. La Germania continuerà a far abbaiare Bundesbank e corte costizuzionale per il proprio tornaconto e per limitare (poveri illusi) il livello di bizantinismo della periferia europea, ma   dovrà anche proseguire nel finanziare i paesi che comprano prodotti tedeschi. Lo stesso dicasi per la simbiosi Cina-America, ovvero quella del fornitore che compra i titoli di stato per finanziare il suo cliente, e che inibisce l’ escalazione di un conflitto altrimenti inevitabile tra dollaro e yuan. Perfino la minaccia atomica iraniana si è sgonfiata quando le sanzioni economiche americane cominciavano a far perdere troppi soldi ai business (95 miliardi di dollari di valore) partecipati dalla fondazione di Khamenei. L’ homo oeconomicus è evidentemente assai più convincente dell’ uomo guerriero.

Due ulteriori fattori contribuiscono alla stabilità di questo network globale di relazioni di reciproca dipendenza: il nuovo ruolo delle banche centrali in un sistema di fiat money senza ancoraggio esterno come nel caso del gold standard ed i sistemi di welfare per la redistribuzione del reddito. La crisi finanziara scoppiata nel 2008 ha dimostrato che è sempre possibile evitare il caos che emerge quando saltano o si fermano troppi anelli della catena economico-finanziaria mondiale: è sufficiente premere un tasto di computer per creare trilioni di moneta virtuale (“0” ed “1” scritti su memorie di silicio) e ridare fiato al sistema evitandone il tracollo. Nel 1929 non lo avevano ancora compreso e sappiamo come andò a finire. I membri dei comitati delle banche centrali sono oggi gli unici veri supereroi, gli stabilizzatori di ultima istanza. I sistemi di welfare, gli ammortizzatori sociali e le politiche statali di redistribuzione del reddito, tutte invenzioni del dopoguerra, sono l’ altro grande elemento di robustezza del tessuto economico-sociale. Non si spiega altrimenti la sostanziale calma di venti milioni di disoccupati in Europa e l’ inerzia anche elettorale delle masse – nessuna rivoluzione è mai stata fatta con la pancia piena. A quest’ ultimo fattore vorremmo aggiungere anche una peculiare “condizione iniziale” del sistema, come la chiamerebbero i matematici della teoria del caos, ovvero l’ accumulo di stock di ricchezza da parte della generazione del boom economico, che funge anch’ essa da ammortizzatore sociale per le famiglie – il famoso figlio italiano di 38 anni che vive ancora dalla mamma-cuoca-donna delle pulizie.

economic origins of dictatorship and democracyRimane un’ ultima osservazione da fare circa le condizioni necessarie per evitare la prevalsa del pandemonio rispetto alla stabilità all’ interno degli stati sovrani. In un interessante saggio dal titolo “Economic Origins of Dictatorship and Democracy”, gli autori provano a spiegare l’ erompere del caos nel passaggio della forma di governo dei popoli dalla dittatura alla democrazia e viceversa, comprese forme ibride, sulla base dei seguenti fattori: a) livello di ineguaglianza; 2) tipologia degli asset detenuti dalle elite (per es. materie prime invece di capitale d’ impresa); 3) struttura economica della società (agricoltura vs. industria e servizi). Le moderne società industrializzate, con meccanismi di mitigazione delle ineguaglianze (tra cui il debito pubblico) e con diffuse ed accentuate interdipendenze  tra capitale e lavoro, risultano pertanto più stabili di quelle nelle quali la maggioranza dei cittadini ha meno da perdere nella lotta per le risorse economiche e dove le elite controllano poche ma critiche risorse. Fanno eccezione le dittature/monarchie (come in Arabia Saudita) che attuano importanti politiche redistributive, ma sono casi rari.

In conclusione, la straordinaria stabilità del caos che quotidianamente possiamo osservare non deve farci dimenticare che tale beneficio della modernità va difeso quotidianamente come il bene più prezioso di una collettività che vuole prosperare e vivere pacificamente e che è compito delle classi dirigenti illuminate mantenere nel tempo un’ architettura bilanciata delle interrelazioni economiche intra e sovranazionali.

There are only nine meals between mankind and anarchy

Alfred Henry Lewis (1855-1914), writer