Sapevamo di essere il paese dei gattopardi, ci rendiamo ora conto di essere anche quello delle marmotte. Come nell’ indimenticabile film ricomincio da capo (il giorno della Marmotta), con Bill Murray che si trova intrappolato in un loop temporale che lo costringe a rivivere continuamente la stessa giornata, gli italiani sono intrappolati in un paese che – come un disco rotto – vede il ripetersi di situazioni che sempre più stanno sgretolando il contratto sociale alla base dello Stato Italiano. Il Paese dei gattopardi fa finta di cambiare per rimanere uguale, quello delle marmotte ripete sè stesso senza nemmeno lo sforzo di dar parvenza di cambiamento. Inutile riportare le sconfortanti notizie dei giornali, tra telefonate del ministro di giustizia per aiutare dei criminali, intercettazioni di madri che minacciano le figlie minorenni di toglierle da scuola se non si sbrigano a prostituirsi con clienti (“ma mamma, sono stanca”), rettori universitari che regalano immeritati 30 e lode ai figli di amici degli amici, parentopoli e ruberie da nord a sud e da est ad ovest, i biglietti falsi dell’ ATAC, la ragazza nuda stesa al suolo a Milano nell’ indifferenza di tutti i passanti, pressapochismo, ciarlataggine ed incompetenza all’ ennesima potenza, a cominciare dalla presentazione del governo italiano per far tornare investimenti dall’ estero. Più volte abbiamo commentato in questo blog su furbi e fessi italici, anche se restava comunque un barlume di speranza che il susseguirsi di scandali, arresti e comportamenti spregevoli svelati dalle intercettazioni, insieme alla tenaglia della crisi finanziaria, fossero in grado di spingere ad un se pur lento cambiamento del DNA civico e morale degli italiani.
Due programmi televisivi di questa settimana ci hanno fatto perdere ogni speranza. Nel sondaggio mostrato a Ballarò, il 59% degli intervistati dichiara di preferire l’ aumento delle tasse ai tagli della spesa pubblica, quella stessa spesa che alimenta – chi di più, chi di meno – decine di milioni di “furbi”. A Servizio Pubblico abbiamo invece potuto osservare il “nuovo che avanza”, il Matteo Renzi che pretende di essere il rottamatore di tutte le vecchie marmotte. Nella sua parodia, il comico Maurizio Crozza descrive il sindaco di Firenze come inconsistente, evanescente, con scarsa conoscenza dei numeri e nessuna specifica idea nuova nè forte. È per certi versi stupefacente che Berlusconi fosse uscito vincitore dall’ arena palesemente nemica di Santoro, mentre Renzi esce perdente dalla stessa arena a lui – almeno sulla carta – amica. Tutto questo, mentre le stesse immagini televisive ci raccontano di giovani che in massa stanno abbandonando a malincuore il paese natale, per trovare lavoro e decoro in Inghilterra, Germania, Finlandia ed America. Triste, tutto profondamente triste.
Mentre l’ Italia è immobile e si avvita su sè stessa, il mondo va avanti. L’ italoamericano Bill De Blasio conquista il ruolo di primo cittadino a New York promettendo più equità tra cittadini, il deficit americano si sta riducendo, la Spagna fa un primo timido passo fuori dalla recessione dopo aver tagliato il costo del lavoro ed un accordo con l’ Iran è più vicino. Le ultime statistiche anticipano però lo spettro della deflazione nell’ Eurozona (inflazione media dello 0,7%, addirittura inferiore al 1,1% giapponese; decrescita dei prezzi del 2% in Grecia) e Draghi prontamente riduce i tassi d’ interesse. Non servirà a nulla, se non ad abbassare per un pò il tasso di cambio dell’ euro con il dollaro. Draghi dovrà introdurre tassi negativi sui depositi presso la BCE e/o far partire il QE (quantitative easing) come USA, UK e Giappone, comprando bond dell’ Eurozona per abbassare i tassi a medio-lungo e creare inflazione; oppure sarà costretto a dimettersi nella battaglia finale all’ interno del board della Banca Centrale. L’ Italia senza crescita e con deflazione, senza aumento della moneta M3 e canalizzazione di questa ad imprese e consumatori e con il corsetto del fiscal compact, non va da nessuna parte e si schianta. Sembra essersene finalmente accorto anche Romano Prodi, uno dei padri dell’ euro e fino ad oggi sostenitore della linea morbida nei confronti di Germania ed Europa. In un’ intervista della scorsa settimana, chiede la rinegoziazione dei parametri di Maastricht e propone la costituzione di un fronte “latino” per “battere i pugni sul tavolo” contro l’ austerity tedesca.
A Letta sono fischiate le orecchie e si è quindi affrettato a dichiarare di venir percepito con le “palle d’ acciaio” dai colleghi europei. In realtà, il capo del governo italiano non ha nessuna intenzione di farsi promotore di un cartello con gli altri paesi europei in difficoltà, perchè “secondo lui sarà Angela Merkel a mutare atteggiamento nel prossimo mandato e venire incontro alle esigenze del sud”. Le ultime notizie da Berlino non sono esattamente rassicuranti: le trattative per la grande coalizione procedono a rilento e sta crescendo l’ opposizione nel parlamento tedesco alla ricapitalizzazione diretta tramite il fondo salva Stati delle banche europee in difficoltà. La Germania preferisce il finanziamento agli Stati, che a loro volta dovranno salvare le banche in crisi, anche con la partecipazione alle perdite dei detentori di obbligazioni e dei correntisti (modello Cipro). Anche i risparmiatori tedeschi alzano ora la voce per lamentarsi della distruzione silenziosa e strisciante del loro patrimonio per colpa di interessi reali negativi. Mentre Letta aspetta la conversione a buon samaritano della cancelliera e Beppe Grillo sbraita senza veramente mordere nel suo blog, domani Marie Le Pen e Geert Wilders, il populista olandese, compariranno insieme ad una conferenza in Olanda per promuovere una nuova frazione di estrema destra per le elezioni europee del 2014. Il minimo comune denominatore tra Front National ed il PPV di Wilders è la battaglia contro l’ euro e per meno Europa ed un successo degli euro-scettici alle elezioni di maggio sarà l’ unico vero pugno forte sul tavolo della trattativa con la Repubblica Federale Tedesca.
In Italia, nel frattempo, nascerà probabilmente a breve un partito anti-euro sul modello di Alternative für Deutschland (AfD), oppure sarà la Lega a prendere l’ iniziativa. Anche se ottenesse il consenso popolare del 5%-10% (in Germania la AfD ha preso quasi il 5% alle elezioni di settembre scorso), il panorama politico italiano risulterebbe semplicemente ancor più frazionato, rendendo – in mancanza di una radicale riforma del sistema elettorale – la governabilità del Paese ardua e la capacità negoziale in Europa pari a zero. In ricomincio da capo, Bill Murray riesce alla fine ad uscire dal loop ripetitivo e depressivo, grazie alla volontà e all’ impegno di diventare un uomo migliore, non più cattivo e che non piange più se stesso, dandosi da fare a studiare, imparare nuovi mestieri e dimostrandosi meno egoista. Come per miracolo, all’ improvviso si risveglia e vive un giorno nuovo e diverso. Succede solo nei film, si dirà, ma la lezione per le marmotte italiane è chiara e forte: solo noi, cambiando mentalità e comportamenti collettivi, potremo far tornare a sorgere il sole sulla oramai grigia, desolata ed incattivita penisola – papa Bergoglio docet.
…i cristiani e i preti corrotti,… la cui vita è una putredine verniciata… Questo merita, lo dice Gesù non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui Gesù.
(Papa Bergoglio)