Mario Monti si dimetterà entro fine anno, che voto dare all’ operato del suo governo? Quasi tre milioni di disoccupati (+2,3 punti negli ultimi 12 mesi) e la disoccupazione giovanile (15-24 anni) oltre il 36%. Tre milioni di precari, due milioni di lavoratori part-time “involontari” (dati Istat), 1,6 milioni di “scoraggiati” che non cercano più lavoro, quasi otto milioni e mezzo le persone in difficoltà economica (fonte: Unimpresa). La riforma Fornero inutile, se non addirittura nociva (una “boiata”, secondo Squinzi). PIL in picchiata nell’ ultimo anno (-2,2%) e anche il prossimo (-1%; stime OCSE), aumento feroce delle tasse, crollo del reddito del ceto medio (ritornato ai livelli del 1997, secondo il Censis), stretta creditizia con conseguenti lacerazioni del tessuto industriale del paese, cattiva e non necessaria riforma delle pensioni, fuga di capitali, crollo degli investimenti esteri e prime manganellate agli studenti. Draghi ha appena confermato che nel 2013 la situazione peggiorerà per tutti, con il PIL dell’ eurozona a -0,3% rispetto al +0,5% previsto appena due mesi fa ed ha poi aggiunto, con riferimento all’ Italia, che di troppe tasse si muore e che le riforme del lavoro vanno fatte bene. Post scriptum: qualcuno si ricorda che l’ Italia si è obbligata, con la firma del fiscal compact, a reperire € 50 miliardi all’ anno a partire dal 2015 per riportare il rapporto debito pubblico/PIL al 60% ?
Poteva il governo tecnico fare meglio? E non vi era forse la priorità di far scendere l’ oramai famigerato spread? In Italia, la virtù dell’ onestà intellettuale sembra divenuta rara come le auto di lusso in circolazione. Lo spread è stato abbassato dall’ annuncio di fine luglio della BCE e non da Monti, visto che il differenziale dei tassi di interesse tra BTP e Bund era tornato – una volta evaporato l’ entusiasmo iniziale (“Monti non è la Thatcher” – FT) – a quota 536 due giorni prima delle parole di Draghi. Si dirà allora, Monti è stato chiamato a governare per ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico, il grande male dell’ Italia. Peccato che questo non corrisponda a verità, come conferma anche un recente rapporto della rispettata fondazione tedesca Marktwirtschaft, che ha confrontato il vero indebitamento europeo – palese ed occulto – dei paesi dell’ Eurozona. Sorpresa: se allo stock del debito pubblico esistente si aggiunge anche il debito futuro derivante dalle prestazioni (pensioni, sanità, ecc.) per le quali lo Stato ha già oggi assunto delle obbligazioni ma non ha la copertura finanziaria, l’ Italia – con un debito totale del 146% sul PIL (dati 2010, poco cambia) è la nazione più virtuosa. La Germania arriva a quasi il 200% del PIL, la Francia è ben oltre il 300%, l’ Irlanda chiude la classifica con il 1500%. Il sistema pensionistico italiano era già prima di Monti il più equilibrato d’ Europa, che bisogno c`era quindi di intervenire? E che dire del deficit di bilancio, che abbinato a crescita negativa fa aumentare il rapporto debito/PIL? L’ Italia ha l’ avanzo primario più alto d’ Europa, però il problema – come scrive il Fondo Monetario Internazionale – e’ lo sfavorevole andamento dei tassi di interesse sul debito pubblico, “non giustificati dai fondamentali” in rapporto alla dinamica del Pil. Cosa poteva fare il governo? Considerato che oramai il 65% dei titoli pubblici è in mano italiana, con prevalenza del sistema bancario, magari un intervento volto a prolungare la scadenza del debito e ad abbattere la spesa per interessi tramite un reprofiling, come anche da più parti suggerito, avrebbe consegnato il Professore della Bocconi alla storia. Concludiamo con il tema della crescita: l’ Italia, con i conti pubblici e privati già migliori di tanti altri paesi, avrebbe avuto bisogno delle famose riforme, oramai note anche ai bambini. Più concorrenza, meno burocrazia, giustizia più celere, meno corruzione, più libertà d’ impresa. Una solida letteratura ha da tempo dimostrato che alla crescita, quella reale, giova più un sistema equo e bilanciato di regole e di istituzioni piuttosto che generosi sussidi a pioggia. È per certi versi inspiegabile e profondamente deludente che un governo sulla carta apolitico e senza vincolo elettorale abbia fatto ZERO riforme incisive. Un Parlamento “bloccato” non può a nostro avviso essere addotto come scusa della totale inerzia riformista – perchè non si è sfruttato il “vincolo esterno” per forzare la mano e dimostrare più coraggio? Lascia infine allibiti la competenza economica del professor Monti, che in un’ intervista alla CNN dichiara (minuto 2:39) di aver volutamente distrutto domanda interna aggregata. I disoccupati e gli imprenditori falliti lo ringraziano.
httpv://www.youtube.com/watch?v=Xgrf6Zl5lAE
Tra pochi mesi saremo chiamati a votare, senza nuova legge elettorale e senza alternative al prosieguo delle politiche di austerità sotto l’ egida della Germania e dei circoli tecnico-finanziari internazionali. Monti bis o Bersani primus, poco cambierà, considerata la recente storia europeista della sinistra italiana e il loro completo outsourcing intellettuale sui temi di macroeconomia (più interessante occuparsi di banche, cooperative e fondazioni). Parafrasando un noto film, non ci resta che piangere e quindi molti voteranno Grillo per cominciare ad introdurre un qualche tipo di mutazione genetica all’ interno del parlamento-brontosauro. Un team italiano di economisti, fisici e sociologi ha proposto di far entrare in Parlamento un certo numero di cittadini normali, scelti tramite sorteggio, al fine di meglio rappresentare gli interessi generali della popolazione (e meno quelli particolari), migliorare il livello della democrazia rappresentativa ed esercitare una più stringente funzione di controllo. La scienza ha oramai dimostrato come sia in biologia che nei sistemi sociali la casualità sia sovente fonte di innovazione e di sviluppo – nel tempo – di competenze più adatte all’ ecosistema di riferimento. Con il M5S al +20%, l’ esperimento di “sociologia computazionale” potrebbe funzionare e creare le premesse per una risoluzione, anche se non immediata, della crisi italiana. Questa semplice considerazione (ovvero, non avendo vere alternative di voto tanto vale fare un esperimento – peggio di così non potrà andare) e la consapevolezza che avere un certo numero di cittadini “grillini” muniti di webcam, blog e twitter dentro le aule parlamentari, aiuterà a fare luce – speriamo – sulla inettitudine e sulle ruberie di molti, troppi politici, ci spingono a prevedere un significativo successo del M5S – nonostante la profondità prossima a zero del loro pensiero politico ed economico. Un esempio della loro utilità? La ripresa della seduta comunale di Torino, dove la consigliera del M5S fa delle semplici domande da “buon padre di famiglia” al sindaco: “nonostante fossero previsti nel bilancio del Comune € 4,5 milioni in entrata da sponsorizzazioni, su decisione autonoma del Sindaco e dell’Assessore alla cultura, tali risorse – tramite l’invio di alcune lettere mandate ai soggetti privati erogatori dei contributi – sono state dirottate ad una fondazione. Come mai? Ci potete mostrare le ricevute delle spese della fondazione? Il sindaco non risponde e definisce la consigliera una “Giovanna d’ Arco della moralità”. È questa la risposta del primo cittadino di una città oramai sull’ orlo del fallimento – così come l’ intera regione Piemonte – per le spese folli ed il debito schiacciante. Avanti i comici allora, rien ne va plus!