«Chi ha orecchi per intendere intenda!». Ammoniva così Gesù la folla riunita lungo il mare, nella parabola del seminatore raccontata dai Vangeli. Il verbo del Dio mercato (finanziario) ha ripreso ad essere comunicato alle renitenti classi politiche europee. La possente voce dello spread sui titoli di debito sovrano ha ricordato in questi giorni di Pasqua (altro che Resurrezione!) a Spagna e Italia doveri e impegni presi. Rajoy e Monti si erano infatti rilassati un pò su deficit e riforme del mercato del lavoro, illusi dal temporaneo schiarirsi della tempesta dopo il colpo di Bazooka da mille miliardi di Draghi. Non ci si può riposare, i mercati non perdonano. Crollo delle borse di Madrid e Milano, spread di oltre 400 punti sul Bund, taglienti articoli sul WSJ (“Monti sull’ articolo 18 si è arreso – non è la Thatcher”), i moniti di Napolitano (“non basta invocare la crescita” – nostro commento: qualcuno ha mai visto un piano industriale del sovente paparazzato ministro allo Sviluppo economico?). I più sospettosi potrebbero pure rilevare una coincidenza temporale con le indagini delle procure sui tesorieri dei partiti – un Parlamento silenzioso e accondiscendente è il terreno fertile che il seminatore della parabola finanziaria predilige a “sassi e spine”. Diceva sempre Gesù: «Fate attenzione a quello che udite: con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». Restiamo in attesa di vedere se i potenziali ribelli Hollande e nuovo governo di Atene faranno orecchie da mercante e oseranno ribellarsi alle imposizioni del circolo autoreferenziale dei banchieri che di fatto governa l’ Europa.

Prosegue, nel frattempo, la colonizzazione germanizzazione dell’ Europa, cortesia del tasso di interesse reale negativo pagato dal governo di Berlino. AUDI ha comperato la Ducati; Allianz ha imposto al vertice di Unicredit Giuseppe Vita, stimato e rispettato dall’ establishment tedesco; sempre più leggi e istituzioni germaniche vengono adottate dagli altri paesi, l’ ultima in ordine temporale è la richiesta di Londra di essere aiutata ad impostare una banca per lo sviluppo inglese sul modello della KfW; la Porsche ha appena rilevato il controllo della Nardò Technical Center, la famosa pista pugliese voluta nel 1975 da Fiat. Ben venga tutto ciò, se servirà a far tornare competitiva l’ Italia e a darle migliore organizzazione e governance – il tempo sarà testimone.

Nel frattempo a Berlino, scelta non casuale, si tiene in questi giorni la conferenza dell’ “Istituto per il Nuovo Pensiero Economico“, sponsorizzato dall’ ex (qualcuno ha mai letto una sua dichiarazione di pensionamento?) speculatore George Soros. Brillanti cervelli discutono su come siano cambiati i paradigmi macroeconomici e di come salvare l’ Eurozona dalla disintegrazione. Le dotte elucubrazioni nascondono alla fin fine una semplice (e banale) verità: quasi tutti i paesi europei (per non parlare del resto del mondo) hanno livelli eccessivi di debito, tra pubblico e privato, e la riduzione (deleveraging) forzata tramite tagli a stipendi, imposte e politiche deflattive, sta in realtà peggiorando la situazione (diminuzione del PIL), mentre la Germania continua ad accumulare posizioni creditizie che gia oggi evidentemente non sono più interamente esigibili. Più dura la crisi e più la Germania si rafforza, grazie alla debolezza dell’ euro e dei concorrenti europei. Quando poi i crediti totali inesigibili saranno troppo elevati, improvvisamente i tedeschi saranno malleabili sull’ introduzione degli Eurobonds o su simili strumenti di socializzazione del debito, come ad esempio l’ ultima proposta di Soros, in cambio di meccanismi punitivi (tramite la variazione del costo degli interessi) per i governi tentati di deviare dal rigido corsetto del fiscal compact. La Germania di oggi come la Venezia di allora, che mandava i suoi podestà nei comuni limitrofi per risanarli, stabilizzarne i conflitti e trarne vantaggio per i propri mercanti.

Quando Gesù fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. Egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: “Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati“». Poi disse loro: «Non capite questa parabola? Come comprenderete tutte le altre parabole?»