“È colpa tua” – “No, la colpa è tua” – “Invece è solo tua!” – …… Gli inglesi usano l’ espressione blame game per sintetizzare il gioco delle accuse e dei rimproveri  reciproci tra le parti. Nel mentre la polveriera europea torna a surriscaldarsi, Italia e Germania cominciano un pericoloso blame game su di chi sia la vera colpa del rinnovato acuirsi della crisi.

L’ Italia che non vuole fare le riforme e che vota due clowns, la Germania mercantilista-egoista che sta distruggendo l’ Eurozona con l’ ossessione dell’ austerità. Gli italiani evasori fiscali e corrotti, che nascondono gli enormi patrimoni accumulati, i tedeschi approfittatori dell’ euro che vogliono comperare i resti delle imprese italiane per un tozzo di pane. Tornano anche, che tristezza, gli stereotipi più beceri degli spaghetti-mafiosi e dei crucco-nazisti, mentre si infiamma la discussione in entrambi i paesi se restare o abbandonare l’ euro. Grillini e Berluschini paventano il ritorno della Lira ballerina, intanto anche il 25% dei tedeschi rimpiange oramai il mitico Marco.

Si potrebbe continuare a lungo con l’ elenco delle reciproche rimostranze. Preferiamo invece proporre qui l’ ultimo dibattito politico trasmesso la scorsa settimana sulle reti tedesche dal salotto di Maybrit Illner, una specie di Ballarò teutonico, meno divertente ma più educato della versione italiana. Il tema trattato: “Caos, clowns e crisi dell’ euro – l’ Italia ci porterà alla rovina?” Tralasciando il titolo un pò provocatorio (ma forse non troppo…), consigliamo vivamente la visione di tutti i 60 minuti del video, che grazie al nostro team è stato dotato in tempo record di sottotitoli in italiano. Si tratta di un’ ottima sintesi, come mai vista sulle reti nostrane, dei diversi punti di vista – ragionati – pro e contro l’ euro e di quelli a sostegno/critica delle tesi tedesche e di quelle italiane. I partecipanti sono stati scelti con intelligenza, per rappresentare le molteplici sfaccettature del tema in discussione, anche se i critici dell’ euro e delle politiche di austerità erano  – ma avrebbe sorpreso il contrario – in maggioranza: Rainer Brüderle, numero due del Partito Liberale (FDP), alleato di coalizione della Merkel; Bernd Lucke, fondatore del neo partito anti-euro “Alternativa per la Germania”; Oskar Lafontaine, segretario nazionale del Partito Comunista; Jean Asselborn, ministro degli esteri del Lussemburgo; l’ esperto di finanza Dirk Müller (che, a nostro avviso, ha ben dipinto la reale situazione italiana) e la giornalista italiana Flavia Bussotti.

Tre sono le conclusioni che si possono trarre dopo aver ascoltato il dibattito: 1) le critiche da ambo i lati delle Alpi hanno tutte dei punti di merito; 2) è in atto un rapido cambiamento nel sentimento dell’ opinione pubblica tedesca (vedasi il sondaggio presentato nel video), ora sempre più critica e meno convinta dei vantaggi dell’ Europa, che potrebbe configurare nuovi scenari alle elezioni politiche d’ autunno; 3) la crisi europea potrebbe precipitare (oppure trovare soluzione finale), come già segnalato, non tanto a causa dell’ Italia quanto per il rapido peggiorare della situazione macroeconomica in Francia.

Può esistere l’ Unione Europea senza l’ euro? Come tanti altri, crediamo di sì. Sarebbe  meglio proseguire il cammino insieme agli altri paesi con la moneta unica? Anche in questo caso la nostra risposta è affermativa, a condizione però che vengano introdotti strumenti di flessibilità per abbattere la disoccupazione e riallineare le divergenze dei parametri macroeconomici, soprattutto – come più volte espresso in questo blog – tramite una politica monetaria aggressiva e un piano per gli investimenti a livello europeo. L’ Italia ha bisogno di uscire dall’ euro? Le imprese che esportano in euro stanno andando bene (qualcuno sente Luxottica, Tods, Ferrari, ecc. lamentarsi?), e quindi no, se si facessero queste benedette riforme, si tagliasse la spesa pubblica improduttiva e si liberassero risorse per rilanciare l’ economia, ovviamente anche tramite rinegoziazione dei vincoli europei.

Invece di affrontare i problemi in maniera razionale e cooperativa, come delle tribù di buon senso farebbero, ci ritroviamo con capi-villaggio e stregoni che preferiscono dedicarsi al blame game, nonostante gli evidenti incendi che avanzano e le pericolose fratture democratiche. Se non cambiamo tutti insieme velocemente rotta, non dovremo sorprenderci se il blame game si trasformerà in game over.