Poco importa se dietro la stura agli oramai quotidiani interventi di magistratura e guardia di finanza, vi siano “manine” più o meno intelligenti – forse europacomandate – oppure più semplicemente siano saltate molte delle strutture di potere di riferimento, dando così spazio al far west della ridistribuzione dei denari. Le fogne sono sempre più scoperte e i miasmi nauseabondi.

Racconta Francesco Piscicelli, il costruttore intercettato mentre rideva delle disgrazie dei terremotati aquilani: “In cinque mesi di carcere sono andati a trovarlo settanta parlamentari, una processione. Balducci imponeva tutto, se parla lui viene giù tutta la seconda Repubblica e pure mezzo Vaticano.”… “nel corso delle stagioni le missioni (della Protezione Civile –ndr) diventano un sistema di arricchimento personale. Famelico, sfruttato a sinistra e a destra. L’ho visto con i miei occhi, l’ho vissuto dall’interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata trasferita a parlamentari, ministri, sottosegretari, magistrati contabili, funzionari della Protezione civile, alti dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam”. I numeri di queste truffe e arricchimenti personali con i soldi dei cittadini sono impressionanti – un solo esempio su tutti: l’ Auditorium di Isernia, il cui costo è passato da € 5 (preventivo) a 55 milioni (consuntivo).  Spiega sempre Piscicelli: “Oggi la politica, e alcuni funzionari potenti, ti chiedono soldi per non farti male. Alla Ferratella c’è un’impiegata che solo per mandare tre righe di giustificazioni della spesa in Banca d’Italia chiede a ogni imprenditore una tangente di 1.000 euro. Tre righe digitate al computer, mille euro”.

Se c’era del marcio in Danimarca, il putrido italiano non è da meno. A Milano, capitale immorale dell’ Italia, dopo gli alti prelati che, come don Vito Corleone (forse avevano frainteso il significato del “don”) davano mandato ai sicari di bruciare stalle e cavalli del vicino di casa, scopriamo una giunta regionale che potrebbe da sola formare la squadra di calcio di San Vittore, infiltrazioni di mafia, discariche di amianto solo due metri sopra la prima falda. Finanziamenti ai partiti trasformati in ostriche e SUV (minore dei mali), la ‘ndrangheta che imperversa in nord Italia, fino alla Val d’ Aosta dove il questore ammette che «È una presenza che noi forze dell’ordine diamo per scontato, come un fenomeno che esiste in natura».  A Napoli, passa intanto quasi in silenzio l’ episodio di un camorrista catturato da una banda rivale e scuoiato vivo come nelle più terribili pratiche del medioevo. Parlamentari con stipendi e vitalizi più alti del mondo, 117 “onorevoli” con condanne e/o procedimenti penali in atto (la lista parziale qui), banche e banchieri – alcuni ora al governo – investigati per truffa, riciclaggio, evasione fiscale. Nessuno che si vergogni e si dimetta, anzi  – come i manzoniani bravi – sembra non esserci limite a tracotanza e arroganza, fino ad arrivare a tagliare le gomme dell’ auto di un disabile perchè aveva osato far sloggiare la Jaguar abusiva o pretendere di essere riassunti dopo aver sfracellato la Concordia e  ucciso tredici passeggeri. Chiudono le voci del coro le bagasce di corte: “per fare politica non è vero che bisogna essere particolarmente preparati”.

Ma chi sono tutti questi italiani disonesti, ignoranti, cattivi, volgari, criminali? Tristemente, se non la maggioranza assoluta, quantomeno quella relativa, dominante su milioni di concittadini encefalopiatti. Ride giustamente il bravissimo comico Crozza del “DNI”, lo speciale DNA degli Italiani avvezzi a tutto fin dai tempi lontani dei dominatori stranieri. Sorprende però la totale assenza di milioni di persone in piazza e davanti ai portoni di giunte e consigli, per cacciare a pedate i parassiti che hanno devastato le finanze locali e scempiato il territorio dove vivono le famiglie.  Dimostrano molto più “cojones” gli spagnoli, che da mesi protestano in massa e al costo di manganellate.

I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi. Ma non possono: 1) perchè sono fessi; 2) perchè gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono. L’ italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ ammirazione di chi se ne serve a suo danno. In Italia non si può ottener nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto, ecc. In Italia il governo non comanda. In generale in Italia nessuno comanda, ma tutti si impongono. L’ Italia si divide in due parti: una europea, che arriva all’ incirca a Roma, e una africana o balcanica che va da Roma in giù (sembra che ora il confine si sia alzato di molto verso nord – ndr). C’è un ideale assai diffuso in Italia: guadagnar molto faticando poco. Quando questo è irrealizzabile, subentra un sottoideale: guadagnar poco faticando meno. L’ italiano è un popolo che si fa guidare da imbecilli i quali hanno la fama di essere machiavellici, riuscendo così ad aggiungere al danno la beffa, ossia l’ insuccesso alla disistima, per il loro Paese. Non è vero che l’ Italia sia un paese disorganizzato. Bisogna intendersi: qui la forma di organizzazione è la camorra.

Descriveva così l’ italia di allora, nel lontano 1921, Giuseppe Prezzolini nel “Codice della vita italiana“. Sembrano parole del 2012, niente è cambiato nel secolo breve e la storia non ha insegnato nulla agli italiani – siamo al punto di partenza. Da questo punto di vista siamo più vicini ad Argentina e Grecia, che alla Spagna. La prima è uno dei paesi più ricchi della terra, le cui cleptocrazie mantengono in povertà buona parte della popolazione da decadi; la seconda è irriformabile. I tedeschi provarono già nel lontano 1832 a cambiare in meglio lo Stato ellenico, con l’ imperatore bavarese Otto di Wittelsbach, malamente cacciato 30 anni dopo nonostante gli sforzi fatti e i soldi investiti. Centottanta anni dopo la Grecia è ancora quella di allora: corruzione diffusa, apparato statale non funzionante, miseria.  Chissà come sarà il Belpaese nel 2020, con alle porte i crescenti nuovi barbari della globalizzazione, lupi affamati di risorse naturali, cibo e con giovani menti addestrate nelle migliori università.  I senatori romani del Sacro Impero erano troppo occupati con le orgie e la perdita di coesione sociale fu prodromo del crollo e della facile vittoria di Odoacre nel 476 d.C. Maledetta Italia, quanto sei difficile da amare.

Che Dante non amasse l’Italia chi vorrà dirlo?
Anch’ei fu costretto, come chiunque altro
l’ha mai veracemente amata o l’amerà
a flagellarla a sangue, e mostrarle tutta la sua nudità,
sì che ne senta vergogna

Carlo Cattaneo