Raccontano voci di corridoio, riportate oggi dai giornali, che il governo italiano abbia preso, come Marco Polo, la via della Cina. A differenza del famoso veneziano, Giulio Tremonti è andato a Pechino con il cappello in mano, alla disperata ricerca di acquirenti del debito pubblico italiano, prima che Mario Draghi gli dica che la BCE non può continuare ad aiutare il Belpaese (oggi sono stati piazzati 6 miliardi di BTP al tasso più elevato dall’ introduzione dell’ euro).

Sembra che i cinesi non abbiano l’ anello al naso, avendo fatto presente che sono più interessati a  comperare ENI, ENEL, immobili e magari pure qualche isola. I BTP sono stati gentilmente rifiutati con un grande inchino.

Le trattative continuano, e si parla addirittura di un mega piano di privatizzazioni e di cessione di cespiti, da presentare a investitori internazionali su una nave da crociera, come avvenne già nel lontano 1992.

Ben venga questa iniziativa, potenzialmente in grado di togliere l’ Italia dal fuoco incrociato dei mercati finanziari e della speculazione. Facciamolo però in maniera intelligente e lungimirante: leghiamoci già oggi in modo strategico ai futuri padroni del mondo cinesi, facendoli entrare a casa nostra come investitori e partner. Una nuova via della seta, per valorizzare tramite investimenti il nostro territorio, l’ accesso a più di un miliardo di  consumatori e per ospitare turisti e scienziati. Marco Polo docet.