schach1Il vero fascino del gioco degli scacchi non consiste nella complessità derivante dall’ esponenziale numero di possibili combinazioni nei movimenti delle figure, bensì dal fatto che sovente non è di immediata intuizione la strategia di attacco dei giocatori. Solamente dopo un certo numero di mosse è possibile scoprire perchè cavalli, alfieri, torri, ma anche semplici pedoni, sono stati posizionati in una data maniera. Tale comprensione avviene a volte troppo tardi – scacco matto. Sulla scacchiera geopolitica planetaria si stanno affrontando due grandi giocatori, Stati Uniti d’America e Cina, per la definizione del nuovo ordine mondiale post-dollaro, post-energia fossile e post-capitalismo neoliberale. Nel bel mezzo si muovono le pedine europee, con la Germania che non si lascia sempre manovrare come il partner transatlantico vorrebbe.

Non può sfuggire agli osservatori più acuti la discontinuità che la crisi iniziata nel 2008 rappresenta rispetto all’ ordine globale che si fondava sul dominio del dollaro all’ interno di un sistema di fiat-money, sul “Washington consensus”, sul capitalismo industriale di matrice neoliberale, sulla predominanza delle energie fossili e sulla riserva di manodopera cinese. low-cost. Con il termine peak (cheap) oil si intende il picco di produzione massima del petrolio a basso costo, oltre il quale il tasso di estrazione diminuisce e l’ oro nero diventa sempre più costoso. Vi sono oramai pochi dubbi sul fatto che la società umana raggiungerà a breve – una, due decadi non cambiano la sostanza – l’ apice nell’ utilizzo dell’ energia fossile per alimentare produzione e consumi. Più di 2 miliardi di nuovi abitanti del pianeta fra 35 anni e automobili per tutti gli adulti cinesi sono sufficienti a far comprendere la portata del problema. Merkel-ObamaIl punto di flesso raggiunto invece dal modello capitalistico impostato dagli americani negli ultimi quarant’ anni, si può riassumere con l’ espressione peak debt: la domanda aggregata mantenuta artificialmente tramite il debito dei consumatori e le bolle speculativo-finanziarie (il mercato azionario e quello immobiliare nel solo breve periodo 2000-2007), fino al mega debito finale dei titoli di Stato per tenere tutti a galla e non far crollare l’ intero sistema. Il totale dei debiti pubblici e privati non è mai stato così alto nella storia, 100 trilioni di dollari, ovvero il 142% del PIL globale (con una crescita di 30 trilioni solo negli ultimi sei anni!), un fardello che non consentirà più quei tassi di crescita pre-crisi che mantenevano l’ordine sociale attraverso la promessa dell’ onda lunga che consentiva a tutti di salire più in alto. Senza o con insufficiente crescita, bisognerà giocoforza affrontare il tema della redistribuzione della ricchezza e questo sarà un percorso – come direbbero gli inglesi – very ugly. Anche l’ equilibrio dollaro-renminbi e il corrispondente export di prodotti cinesi a basso prezzo in America, finanziato dagli acquisti di treasury bills da parte di Pechino, è diventato instabile e verrà cancellato dal nuovo ordine macroeconomico in divenire: renminbi più forte e sempre più moneta di scambio diretta senza la necessità di intermediazione del dollaro; sviluppo della domanda interna e produzioni a più alto valore aggiunto che faranno agguerrita concorrenza ai prodotti occidentali. Come se non bastasse, l’ accelerazione tecnologica e la conseguente sostituzione del lavoro umano rende tale quadro ancora più complicato. Abbiamo affrontato questo tema negli ultimi due articoli e a sostegno di tale tesi ci sia consentito riportare le recenti dichiarazioni del fondatore di Microsoft, Bill Gates, secondo il quale “il software sostituirà a breve un sacco di lavoratori e la gente e i governi sono impreparati”.

putin-merkelIndossando tali occhiali di lettura, possiamo cercare di cogliere la valenza strategica sulla scacchiera internazionale di alcune recenti notizie. L’ invasione russa della Crimea ha messo improvvisamente a nudo il tema della dipendenza energetica: gli Stati Uniti che si ritengono sempre meno dipendenti dalle importazioni dall’ estero grazie al shale gas e parlano addirittura di rifornire l’ Europa per renderla meno ricattabile da Mosca (ma non è realistico); Putin nel frattempo sta per chiudere un accordo storico con la Cina, per approvvigionarla con 38 miliardi di metri cubi di gas all’ anno. I paesi europei, con il 30%-35% di importazioni di gas russo sul fabbisogno energetico totale di Germania e Italia solo per citare due esempi, sono il vaso di coccio tra i vasi di ferro di manzoniana memoria. Se a questo aggiungiamo il volume degli interscambi commerciali tra Russia e Unione Europea e i crediti (€ 900 miliardi) delle banche europee nei confronti di imprese russe, risultano allora spiegabili le titubanze – soprattutto di Angela Merkel – nell’ adottare velocemente e pienamente le sanzioni richieste dagli americani. L’ orso sovietico ha gioco facile nel dimostare la sua forza negoziale trattando con i cinesi famelici di forniture energetiche e con l’ Iran per far arrabbiare gli americani, anche se tutti in realtà sono consapevoli che nessuno può permettersi di far saltare gli equilibri globali nei flussi di gas e petrolio, pena la terza guerra mondiale. Nel frattempo, l’ex cancelliere tedesco Schröder festeggia a Mosca il compleanno di Putin – con tanti saluti all’ amico Berlusconi che per mancanza di passaporto è dovuto rimanere a casa – mentre l’ ex capo della NSA spiega in un’ intervista a Der Spiegel che lo spionaggio dei politici tedeschi nasce anche dai comportamenti del governo Schröder verso la Russia e Gazprom, “inconsistenti con la visione del mondo americana “.

I cinesi, che insieme agli italiani sono uno dei popoli storicamente più furbi, hanno da tempo capito che la crisi ha causato la definitiva rottura dell’ esistente ordine mondiale finanziario basato sul dominio del dollaro come moneta di riserva globale e che la potenza della loro economia conferirà alla Cina la forza e l’ autorità per imporre nel tempo la propria moneta. major economies - GDP at PPPBasti qui citare due numeri impressionanti: tra il 2005 e il 2011 la percentuale del GDP cinese su quello USA (calcolato a paritá di potere di acquisto) è raddoppiata, passando dal 43% al 87%; nel 2014 i risparmi lordi della Cina raggiungeranno $ 5 trilioni, mentre quelli americani si fermeranno a $ 3 trilioni. La Federal Reserve, per salvare l’ economia americana e quelle di tutti noi dal collasso, ha dovuto stampare una quantità enorme di dollari, azzerando così la fiducia nella tenuta del valore delle banconote verdi. I futuri padroni del mondo sono consapevoli che non sono ancora in grado di staccare la spina, perchè devono prima trasformare il loro modello economico – oggi ancora troppo incentrato sull’ export di manufatti prodotti a basso costo del lavoro – e con 1,2 trilioni di dollari in riserve valutarie sotto forma di titoli di stato americano non hanno alcun interesse a soffrire una perdita colossale come creditori. Ogni anno 20 milioni di famiglie cinesi superano la soglia critica di $13,500 di reddito, oltre la quale entrano a far parte della classe media che può permettersi consumi e servizi come per esempio un’ automobile e in meno di vent’ anni il modello basato sul dominio del dollaro non esisterà più. Cina and the US debtRegistriamo già ora un’ accelerazione da parte cinese nell’ aumentare il volume degli scambi senza l’ intermediazione della valuta americana: a fine 2013 la banca centrale cinese (PBOC) aveva chiuso 23 accordi con banche centrali straniere per swap valutari bilaterali; nel primo trimestre di quest’anno, gli scambi commerciali cinesi (import ed export) direttamente denominati in renminbi sono passati dal 11,7% al 18,4% del totale. Anche se la UE ha raddoppiato l’ export verso la Cina negli ultimi 5 anni (€ 148 miliardi nel 2013), gli Stati Uniti sono ancora il primo partner commerciale con il doppio del valore e cinque volte tanto nell’ esportazione di servizi. La Germania è l’ unico grande paese europeo che ha quasi raggiunto il pareggio della bilancia commerciale con la Cina (solo € 7 miliardi di deficit nell’ ultimo anno) e vede in Pechino un interlocutore sempre più importante attraverso il quale rafforzare la sua profonda vocazione mercantilista.

Ai tedeschi del dopoguerra la politica militare – ovviamente – non interessa più e viene più che compensata da quella economica. Una pacifica popolazione di 80 milioni di persone in media sempre più anziane, che ha bisogno di ingenti surpuls commerciali per pagare ai suoi cittadini pensioni e assistenza sanitaria nei prossimi cinquant’anni – tutto il resto non conta. In tale contesto, ne siamo convinti, la Germania rimarrà nell’ euro finchè le converrà e si illude chi pensa che Berlino sia ricattabile da questo punto di vista. Agli americani sicuramente non piacerebbe una Germania non più parte dell’ Eurozona, rifornita di gas russo, commercialmente sempre più alleata con i cinesi e già oggi potenza tecnologica competitiva. napolitano_obamaBasta forse questo a spiegare taluni improvvisi cambiamenti nella politica italiana, gli investimenti di Blackrock in banche ed imprese nostrane, le decisioni di un ex Goldman Sachs italiano alla BCE e l’ apprezzamento a stelle e striscie per un Presidente della Repubblica comunista? Solo i libri di storia lo riveleranno, anche se la mera ipotesi del ruolo “speciale” dell’ Italia all’ interno della scacchiera europea è sufficiente conferma  del fascino del gioco più bello del mondo, inventato dai persiani.

 Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista.

Garry Kasparov